mercoledì 27 marzo 2013

Andrea Cingoli commenta l'acquisizione della Fiduciaria San Babila

Andrea Cingoli, ad di Banca Esperia
Andrea Cingoli, ad di Banca Esperia
Andrea Cingoli, amministratore delegato dall'aprile 2009 di Banca Esperia, la joint-venture Mediobanca-Mediolanum,  commenta così l'acquisizione della Fiduciaria San Babila, un portafoglio di circa 0,5 miliardi e circa 700 mandati, con un milione di ricavi:
"Vogliamo essere vicini al nostro business. Il posizionamento è uno dei nostri trend più importanti e la Fiduciaria San Babila ha una presenza di una certa importanza in Emilia-Romagna e Lombardia."
"Siamo al decimo posto tra i private bankers in Italia - continua Andrea Cingoli - un risultato importante se consideriamo che noi vogliamo essere una boutique del private banking e che siamo gli unici dedicati, mentre davanti a noi abbiamo o divisioni di banche commerciali o banche estere".

lunedì 25 marzo 2013

L'anomalia di Carige: gli utili restavano alti perchè non si pulivano i crediti a rischio

è incredibile come anche le banche cerchino di fare di tutto per sfuggire alla crisi. Ma da questa non si scappa, in nessun modo. Il Sole 24 Ore presenta un tentativo fallito di fuga. 

C'è una banca in Italia, tra le grandi, che fino a ieri non sentiva aria di crisi. O meglio dai suoi conti trapelava aria di buona salute. Nonostante i tempi amari per l'intero sistema bancario. È Banca Carige, l'istituto presieduto da Giovanni Berneschi che macinava imperterrito profitti nell'ordine dei 200 milioni l'anno almeno dal 2008. Senza pause. Nel 2008 i profitti erano stati di 205 milioni; l'anno dopo, ancora 205 milioni e poi nel 2010 e 2011 solo una lievissima flessione: 177 milioni i profitti realizzati nel 2010 e 186 milioni nel terribile 2011. Una macchina da guerra, immune ai morsi della crisi che invece travagliava le altre banche italiane. E anche il credito erogato non scarseggiava. I prestiti correvano anno su anno: nel 2009 erano 22 miliardi saliti a 27 miliardi nel 2011. E addirittura a 30 miliardi nel 2012. Un buon 35% in più di impieghi a famiglie e imprese, quando buona parte del sistema bancario metteve il freno ai volumi dei prestiti. Come è stato possibile? C'era la crisi, le banche cominciavano a veder dimezzati gli utili e tagliati i crediti, mentre Carige andava controcorrente. Il mistero della corsa solitaria della banca genovese, si è svelato nelle settimane scorse. La banca, sotto sollecitazione delle autorità di controllo, dovrà affrontare un rafforzamento patrimoniale per 800 milioni. Berneschi fino all'ultimo aveva provato a scansare questa eventualità. Tramite un'operazione di scorporo degli sportelli si era costruita utili straordinari per 750 milioni, ma la Consob ha detto che così non si fa. Marcia indietro e via a un vero aumento di capitale e/o a vendita di asset. Ma come, se tutto filava in ordine perchè chiedere a Carige di alzare il capitale? Non bastavano quei 200 milioni di profitti sfornati ogni anno dall'inizio della crisi in poi? No, forse perchè quei profitti erano più frutto di politiche contabili che di utili reali. C'è un dato che illumina l'anomalia nei bilanci della banca presieduta da Berneschi. Quei profitti erano così copiosi perchè Carige, tra tutte le grandi banche italiane, non svalutava adeguatamente i crediti malati. Un fenomeno, quello della svalutazione pesante dei crediti in sofferenza, che ha riguardato tutte le banche italiane, ma che Carige ha sempre sottostimato. Eccolo il confronto. Tra il 2009 e il 2011, pur con il forte aumento dei prestiti, Carige ha svalutato cifre contenute: 99 milioni nel 2009; 114 milioni nel 2010; 118 nel 2011. Un'inezia. Tanto per capirci, una banca come UniCredit ha visto passare le perdite sui crediti da 3,5 miliardi del 2008 a 6,7 miliardi del 2010. Quasi un raddoppio. Il segreto che teneva alti gli utili era che Carige copriva i crediti dubbi almeno a partire dal 2009 a tassi bassi, intorno al 46-47% del totale, quando la media delle banche italiane era sopra il 60%. Un artificio contabile che ha permesso a Carige di presentare bilanci con utili sempre costanti a dispetto della crisi. Una vera anomalia nel panorama bancario italiano. Ora, grazie all'intervento dei regolatori, quella pratica è stata abbandonata. E i risultati si sono visti tutti nel bilancio 2012. Carige ha visto infatti le rettifiche sui crediti passare da 118 milioni (il suo trend storico e immutato nel tempo) a ben 447 milioni con un balzo di oltre 330 milioni in più. Insomma si è pulito finalmente il bilancio e la banca è andata in perdita per 62 milioni. Per la prima volta dall'avvio della crisi. Meglio tardi che mai, si è realizzato l'allineamento dei conti al resto delle banche italiane. Ma per anni quel maquillage faceva apparire Berneschi più bravo e capace degli altri banchieri italiani. Ora quel giochetto si è rotto ed è emersa la verità.


giovedì 21 marzo 2013

La banca diventa scuola: clienti a lezioni di finanza


Diffondere nel Paese la cultura finanziaria: il Giornale ha centrato il punto.

La cultura finanziaria è poco diffusa e ciò, spesso, è la principale fonte di perdite di ricchezze e di risparmi. Riferisce Fabio Gallia, amministratore delegato di Bnl, che anche nel mondo anglosassone tanta gente fa fatica a distinguere tra un'azione e un'obbligazione, e che in Italia il 70% delle persone non si sentono autonome di fronte alle scelte finanziarie. È partendo da questi assunti che la Banca nazionale del lavoro (gruppo Bnp-Paribas), ha sviluppato dal 2008 il progetto «EduCare», che ha coinvolto finora 43mila persone e 4mila imprese, in 2.600 eventi. La giornata di ieri, in tutta Italia, nelle sedi Bnl è stata dedicata a 500 seminari gratuiti, aperti a clienti e non clienti, proprio con lo scopo di «educare» a un corretto rapporto con il denaro e con le scelte che esso impone, sia quando lo si possiede (gestione dei risparmi) sia quando non lo si possiede (scelta del mutuo o dell'indebitamento). Gallia ha sottolineato l'intendimento di trasferire concetti semplici e concreti per avviare il cliente verso scelte consapevoli. L'esperienza educativa avviata dalla Bnl è stata esportata anche all'estero, in Francia, in Belgio, in Turchia, raccogliendo sempre unanimità di consensi. «Vogliamo ridurre l'asimmetria tra cliente e specialista», ha sottolineato l'ad, «perché con un cliente più informato il rapporto è migliore». E poi ha aggiunto: «Non dobbiamo mai perdere di vista quello che è il fine ultimo di una banca: aiutare a realizzare un progetto, sia esso un investimento industriale o l'acquisto di una casa».
All'incontro, svoltosi ieri a Milano, coordinato da Nicola Saldutti, hanno partecipato anche Carlo Feltrinelli, Paolo Mottura e lo storico Valerio Castronovo, autore del libro sui cent'anni della Bnl, fondata nel 1913, proprio un secolo fa.


lunedì 18 marzo 2013

Andrea Cingoli: abbiamo saputo sfruttare al meglio la contingenza favorevole

Andrea Cingoli, ad Banca Esperia
Andrea Cingoli, ad Banca Esperia
Banca Esperia, joint-venture paritetica Mediobanca-Mediolanum, ha chiuso positivamente il 2012 sotto la guida di Andrea Cingoli, amministratore delegato dall'aprile 2009.
Un consistente aumento dei ricavi a 92,4 milioni di euro ( +35 per cento sul 2011), costi pressoché stabili (56 milioni, +3 per cento), una crescita degli asset under management del 7,7 per cento a 13,8 milioni e un utile raddoppiato a 10 milioni.

Andrea Cingoli, intervistato oggi da Stefano Righi sul Corriere, ha dichiarato:
"È stato un buon anno per i mercati, tutta l'industria ha registrato un trend di ripresa che è stato il logico contraltare alle difficoltà del 2011, quando le tensioni erano divenute concrete sia sul fronte delle azioni che, soprattutto, dei bond governativi.  
Banca Esperia nel periodo è andata molto bene: abbiamo saputo sfruttare al meglio la contingenza favorevole e completare quel piano avviato nell'anno precedente mettendo in pratica il nostro nuovo modello di business ed. organizzativo. Abbiamo aumentato le masse amministrate e completato la pulizia del portafoglio".

sabato 16 marzo 2013

Il Banco perde 944 mln. Saviotti: Siamo solidi

Pierfrancesco Saviotti
Il Banco Popolare ha chiuso il 2012 con una perdita di 944 milioni, contro il rosso di 2,258 miliardi del 2011. Sul risultato pesano rettifiche su crediti per 1,284 miliardi e la svalutazione della partecipazione Agos Ducato per 399 milioni. Nel conto economico, in calo anche il risultato della gestione operativa (-37,9% a 876 milioni). Il Core Tier 1, il principale termometro di soldità patrimoniale per le banche, è pari al 10,1%, che diventa il 9,4% considerando il buffer suggerito dall'Eba.
La raccolta diretta è scensa del 5,7% a 94,5 miliardi, quella indiretta del 4% a 61,8 miliardi, mentre gli impeghi lordi si sono contratti dell'1,3% a 96,2 miliardi. Le esposizioni lorde deteriorate salgono del 17,5% a 16,2 miliardi.

L'amministratore delegato Pierfrancesco Saviotti ha assicurato che il gruppo è linea con la Banca d'Italia in materia di politica di accantonamenti del Banco Popolare.
"I consigli della Banca d'Italia sono congrui con la nostra politica, che continuerà ad essere prudente anche nel corso del 2013. - ha spiegato Saviotti - Ci sentiamo attori tranquilli in questo mercato.

(da Il Giornale)