lunedì 7 luglio 2014

Banche, la redditività dopo gli aumenti

Con la chiusura di Carige e della Popolare di Sondrio di venerdì la stagione degli aumenti di capitale delle banche italiane volge ormai (quasi) al termine: in quattro mesi gli istituti di credito del nostro paese hanno raccolto ben 9,5 miliardi di euro, e una volta che anche la Banca popolare dell'Emilia Romagna e Veneto Banca saranno arrivate in porto la soglia dei 10 miliardi di euro sarà abbondantemente superata.
Senza dubbio è stato ed è un successo agevolato da un mercato finanziario stracolmo di liquidità e da una situazione che vede gli istituti di credito italiani sottovalutati rispetto a molti altri concorrenti europei, e quindi a sconto: non a caso, a comprare sono stati soprattutto i fondi d'investimento, anche in vista del risiko che - si suppone - verrà.
Grazie al suo aumento di capitale, il Monte dei Paschi di Siena ha potuto ripagare un'ampia fetta di Monti bond, Carige ha saldato i conti con il passato, la Banca popolare di Milano ha posto le basi per vedersi eliminati gli add-on e le altre popolari hanno messo fieno in cascina in vista degli esami della Banca centrale europea: chi risulterà carente di capitale potrà dire di aver intanto riempito i serbatoi, chi invece sarà oltre la linea di galleggiamento si ritroverà in casa risorse utili per la nuova fase di aggregazioni, di M&A, mergers and acquisitions, che tutti si attendono per i prossimi mesi.
Guai, però, a dare per scontato questo successo. Incassati i 10 miliardi di euro, le banche ora dovranno in qualche modo di meritarseli: dimostrando che gli obiettivi scritti nero su bianco sui piani industriali sono reali e non soltanto uno specchio per le allodole, e – più in generale – che si può tornare a una redditività stabile e sostenibile. Soltanto in questo modo potranno rispettare l'impegno preso con i risparmiatori ed evitare che i fondi, così come sono arrivati, se ne tornino a casa.

lunedì 30 giugno 2014

La sfida delle pay-tv si gioca al telefono

Il Giornale rende noto che Fincantieri taglia le quote che andranno collocate in Borsa.

Fincantieri taglia di un terzo, rispetto alle previsioni iniziali, la quota che verrà collocata a Piazza
A pesare sulla decisione della società è stata la concomitanza di diverse quotazioni e operazioni finanziarie straordinarie che hanno ridotto la liquidità in circolazione: dagli aumenti di capitale di Mps e Carige al collocamento di Fineco che debutterà in Borsa il giorno prima di Fincantieri.
Ieri, intanto, è stato varato il traghetto realizzato nello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) che sarà utilizzato nella provincia canadese del Québec. il traghetto, di ultima generazione, lungo 133 metri e capace di trasportare mille passeggeri, è stato realizzato per la Société des traversiers du Québec (Stq), compagnia statale operante nel trasporto marittimo di passeggeri. Dopo la società di cantieristica, il governo dovrà concentrarsi sullo sbarco in Borsa di due big statali: Poste Italiane ed Enav. Per entrambe la deadline è entro il 2014.
Affari mercoledì 3 luglio. Ma allarga i titoli in offerta ai piccoli investitori (dal 20 al 30%) alla luce del buon interesse ottenuto in sede di offerta. Nel dettaglio, la società di cantieristica navale ha deciso che in Borsa andranno 450 milioni di azioni a 0,78 euro per un valore di 351 milioni di euro, mentre inizialmente l'offerta globale prevedeva il collocamento di quasi 704 milioni di azioni. «L'azionista Fintecna - spiega una nota del gruppo - rinuncia a vendere le sue azioni che avrebbero portato nelle casse del governo 78 milioni (resta prevista la concessioni delle greenshoe da 50 milioni di azioni che saranno messe a disposizione da Fintecna)». L'operazione sarà quindi interamente in aumento di capitale, con una capitalizzazione della società che sarà di 1,32 miliardi di euro.

mercoledì 25 giugno 2014

Come la banca cerca di riconquistare gli under 30

Le banche vogliono investire sui giovani. Questo è quanto ci racconta ofnews.it.

I giovani rappresentano il futuro. Quanto è importante investire su di loro? Tantissimo.
E se ne sono accorte anche le banche, con risultati, però, non sempre brillanti. Perché da sempre i giovani, gli under 30/35, rappresentano un segmento di clientela particolarmente difficile da attrarre, complici, da una parte, la volontà di questi a tenersi a debita distanza con tutto ciò che compete servizi e operazioni bancarie. Dall’altra, le strategie di marketing e prodotto a volte poco efficaci e il pensiero, di alcuni, che sui ragazzi non valga la pena investire, perché, si dice, “non hanno i soldi”.
Eppure, prendere adesso sotto la propria ala un under 30, potrebbe essere una mossa vincente, in un’ottica di prospettiva futura: con lui si potrebbe instaurare un rapporto lungo tutta una vita.

Le banche questo l’hanno capito. Lo si intuisce non solo dalla moltitudine di prodotti che dedicano a questa fascia di età, conti correnti in primis, riservati pure ai giovanissimi, gli under 18; ma anche dai tentativi di approdo e conquista dei social networks, come facebook e Twitter, piattaforme dove, si presume, siano molto più presenti, attivi e inclini al coinvolgimento i teen, i ventenni e i trentenni.
E lo si percepisce anche dalle iniziative realizzate negli ultimi anni, come SuperFlash, l’offerta di Intesa Sanpaolo riservata ai giovani under 35, che, dal 2011, si è poi “fisicamente” declinata in vere e proprie filiali che tutto sembrano tranne che banche: niente sportelli, formalità o lunghe attese, ma file di tavoli con postazioni pc, connessione wi-fi gratuita, videowall, intrattenimento radiofonico e luogo di eventi insoliti, tra musica live, sfilate e incontri di formazione. Ma la più famosa, la milanese di Via Torino, sembra già essere tornata una filiale tradizionale.
E così, constatando il difficile rapporto di odio/amore tra banca e gioventù, Of ha passato in rassegna i principali istituti bancari nazionali e territoriali, segnando i prodotti ad hoc destinati a questo target: conti, carte, prestiti e mutui.
Con alcune precisazioni: ai servizi pensati esclusivamente per i giovani, se ne affiancano altri sottoscrivibili da tutti, ma con condizioni vantaggiose a loro riservate. È il caso di molti conti correnti e carte, con canoni azzerati e operazioni gratuite in filiale, fino a un determinato limite di età.

In esame sono stati presi anche alcuni prodotti dedicati a chi è alle prese con lo studio, con due precisazioni: i prestiti così detti Ad Honorem sono stati tralasciati, visto il loro marginale successo, così come le carte di pagamento nate dalla collaborazione con specifici atenei italiani. Ma per un altro motivo: sono tantissime, ed elencarle tutte era impossibile.
Molto attive in questo settore, ad esempio, sono le banche territoriali del gruppo UBI Banca. Solo per citarne alcune: Banca Popolare di Bergamo propone Carta Enjoy Università, la carta prepagata contactless per gli studenti universitari, senza vincoli di ateneo; Banca Popolare Commercio & Industria la Enjoy Ateneo Pavia; Banca Popolare di Ancona la Enjoy My UniCam, in collaborazione con l'Università degli Studi di Camerino e Namiral e Banca Carime la Enjoy UNIBA, per gli studenti e il personale dell’Università Aldo Moro di Bari.

E non si sottraggono poi al lungo elenco, giusto per citarne alcune, MPS che dalla collaborazione con i rispettivi atenei ha creato MPS Spider Università della Calabria, MPS Spider Università di Catania e MPS Spider Università di Siena; Unicredit che ha realizzato carte prepagate dalle convenzioni stipulate con l’Università di Messina (Genius Card Unime) e l’Università di Palermo (Genius Card UNIPA); Banca Carige che a catalogo ha riUNIGE, la prepagata ricaricabile con IBAN riservata agli studenti dell’Università di Genova, con canone pari a zero per gli under 29; Banca Popolare di Sondrio che invece ha stretto collaborazioni con l’Università Bocconi di Milano, Università Bicocca, Politecnico di Milano, Università IULM di Milano e LAZIODISU.
Le carte dedicate agli studenti universitari non solo presentano condizioni solitamente agevolate, ma permettono anche di usufruire di una serie di servizi presenti all’interno degli atenei, come ingressi a laboratori, biblioteche, mense e convegni.

venerdì 13 giugno 2014

Bce, niente favori all'economia


Secondo alcuni operatoti, il piano dell'Eurotower per dare una spinta all'Europa, favorisce le Borse e, in particolare, le banche. I benefici per famiglie e imprese rischiano di essere scarsi. E i profitti aziendali potrebbero risenti.
Di seguito l'articolo tratto da Morningstar.it
Il piano dell'Eurotower per dare una spinta all'Europa, dicono alcuni operatori, favorisce le Borse e, in particolare, le banche. I benefici per famiglie e imprese rischiano di essere scarsi. E i profitti aziendali potrebbero risentirne.  - See more at: http://www.morningstar.it/it/news/125474/bce-niente-favori-alleconomia.aspx#sthash.LVOFAeUG.dpuf

Un favore ai mercati finanziari, ma per l’economia reale cosa resta? Il governatore, Mario Draghi, ha tirato fuori dall’arsenale della Banca centrale europea l’artiglieria pesante per combattere la deflazione e dare una spinta alla congiuntura del Vecchio continente. I mercati hanno festeggiato. Ma per la ripresa congiunturale della regione i benefici delle decisioni prese settimana scorsa dall’istituto sono tutti da dimostrare.

Cosa dice l’Eurotower Nell’ultima riunione dell’Eurotower è stato deciso un abbassamento del tasso di riferimento dallo 0,25% allo 0,15%, un taglio del tasso marginale di rifinanziamento dallo 0,75% allo 0,4% e infine un passaggio dallo 0% al -0,1% del tasso sui depositi. Per agire direttamente contro la deflazione è previsto un Ltro (Long term refinancing operations, piani di rifinanziamento a lungo termine condotti dalla Bce). C’è in agenda anche l’acquisto diretto di Abs (Asset backed securities), tassi bassi a lungo e lo stop alla sterilizzazione di titoli di debito pubblico acquistati con il programma Smp (Securities market programme, l’acquisto sul mercato secondario dei bond dei Paesi più colpiti dalla crisi finanziaria e i cui rendimenti erano diventati troppo onerosi). “Se c’è ancora necessità di muoversi, il consiglio direttivo è pronto a usare anche strumenti non convenzionali”, ha detto Draghi. “E gli acquisti di titoli su larga scala (o Quantitative easing, le iniezioni di liquidità sul modello di quelle fatte dalla Federal Reserve, Ndr) sono certamente uno di questi strumenti”.

Sarà vera gloria?
Il giorno dell’annuncio New York è salita dell’1,4%, le Borse europee sono cresciute dell’1,2% e quelle degli emergenti del 2,4% (le iniezioni di liquidità sono una buona notizia per gli emerging anche perché, in prospettiva, potrebbero migliorare la situazione di uno sbocco importante per l’export come il Vecchio continente). “Questi programmi dovrebbero aiutare”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “Resta da capire chi ne beneficerà, quando e in che misura. Io, nonostante l’entusiasmo dei mercati, resto scettico. Il piano della Bce dovrebbe, fra le altre cose, aiutare a indebolire la moneta unica rendendo più competitivo l’export dall’Europa. Ma tutte le aree stanno cercando di far calare le rispettive divise. E in una situazione in cui tutti agiscono nello stesso modo e con le stesse tempistiche, è difficile che qualcuno prevalga. Inoltre, gli aiuti alle banche per facilitare i prestiti non possono aiutare una crescita che, semplicemente, non c’è. Nella regione ci sono ancora problemi strutturali e fiscali che i soldi a basso costo non possono risolvere. Infine, bisogna tenere conto che la situazione europea è diversa da quella americana. Nel Vecchio continente ci sono meno proprietari di case e meno investitori sul mercato azionario. Questo significa che un programma di rilancio simile a quello degli Usa potrebbe essere poco efficace”.

Le banche festeggiano…
Chi assicura, inoltre, che le banche utilizzeranno i capitali forniti dalla Bce per aiutare famiglie e imprese? “Come lo stesso Draghi ha spiegato, l’Eurotower non può obbligare le banche ad aumentare i prestiti, né è in grado di abbassare i tassi di interesse”, spiega una nota firmata da Azad Zangana, European Economist di Schroders. “Siamo in disaccordo con la decisione di portare i tassi sui depositi in territorio negativo, poiché ciò porta all’aumento dei costi di finanziamento delle banche, che a loro volta o aumenteranno le spese per i risparmiatori o incrementeranno i tassi di interesse sui prestiti. La decisione di lanciare le nuove Ltro permetterà di controbilanciare questi costi, ma solo per gli istituti di credito che decideranno di partecipare a tale programma di stimolo. L’interruzione delle operazioni di sterilizzazione del programma Smp in teoria dovrebbe far calare i tassi sul mercato monetario. Ma dato che sono vicino allo zero, l’intervento della Bce aiuterà ben poco l’economia reale”.

…tutti gli altri aspettano
Chi ci guadagna, quindi? “La mia conclusione è che questa situazione sia buona per i mercati, ma non sia abbastanza per l’economia reale”, spiega una nota di Yves Maillot, responsabile dell’equity europeo di Natixis Asset management. “A prima vista le misure annunciate vanno nella direzione giusta per l’equity (con una maggiore attenzione sul segmento bancario), per i bond a lungo termine e per un indebolimento dell’euro. Restano dei dubbi sull’impatto macro di questi piani, in riferimento ai profitti in Europa. Draghi ha detto che gli effetti sulla congiuntura si potranno vedere in tre o quattro trimestri. Questo suggerisce che la Bce non abbia fretta di fare un Qe. Ma questo mostra e conferma anche che le prospettive per la regione sono deboli e ciò non dà grande fiducia riguardo al futuro dei guadagni aziendali”.

Un favore ai mercati finanziari, ma per l’economia reale cosa resta? Il governatore, Mario Draghi, ha tirato fuori dall’arsenale della Banca centrale europea l’artiglieria pesante per combattere la deflazione e dare una spinta alla congiuntura del Vecchio continente. I mercati hanno festeggiato. Ma per la ripresa congiunturale della regione i benefici delle decisioni prese settimana scorsa dall’istituto sono tutti da dimostrare.
Cosa dice l’EurotowerNell’ultima riunione dell’Eurotower è stato deciso un abbassamento del tasso di riferimento dallo 0,25% allo 0,15%, un taglio del tasso marginale di rifinanziamento dallo 0,75% allo 0,4% e infine un passaggio dallo 0% al -0,1% del tasso sui depositi. Per agire direttamente contro la deflazione è previsto un Ltro (Long term refinancing operations, piani di rifinanziamento a lungo termine condotti dalla Bce). C’è in agenda anche l’acquisto diretto di Abs (Asset backed securities), tassi bassi a lungo e lo stop alla sterilizzazione di titoli di debito pubblico acquistati con il programma Smp (Securities market programme, l’acquisto sul mercato secondario dei bond dei Paesi più colpiti dalla crisi finanziaria e i cui rendimenti erano diventati troppo onerosi). “Se c’è ancora necessità di muoversi, il consiglio direttivo è pronto a usare anche strumenti non convenzionali”, ha detto Draghi. “E gli acquisti di titoli su larga scala (o Quantitative easing, le iniezioni di liquidità sul modello di quelle fatte dalla Federal Reserve, Ndr) sono certamente uno di questi strumenti”.
Sarà vera gloria?Il giorno dell’annuncio New York è salita dell’1,4%, le Borse europee sono cresciute dell’1,2% e quelle degli emergenti del 2,4% (le iniezioni di liquidità sono una buona notizia per gli emerging anche perché, in prospettiva, potrebbero migliorare la situazione di uno sbocco importante per l’export come il Vecchio continente). “Questi programmi dovrebbero aiutare”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “Resta da capire chi ne beneficerà, quando e in che misura. Io, nonostante l’entusiasmo dei mercati, resto scettico. Il piano della Bce dovrebbe, fra le altre cose, aiutare a indebolire la moneta unica rendendo più competitivo l’export dall’Europa. Ma tutte le aree stanno cercando di far calare le rispettive divise. E in una situazione in cui tutti agiscono nello stesso modo e con le stesse tempistiche, è difficile che qualcuno prevalga. Inoltre, gli aiuti alle banche per facilitare i prestiti non possono aiutare una crescita che, semplicemente, non c’è. Nella regione ci sono ancora problemi strutturali e fiscali che i soldi a basso costo non possono risolvere. Infine, bisogna tenere conto che la situazione europea è diversa da quella americana. Nel Vecchio continente ci sono meno proprietari di case e meno investitori sul mercato azionario. Questo significa che un programma di rilancio simile a quello degli Usa potrebbe essere poco efficace”.
Le banche festeggiano…Chi assicura, inoltre, che le banche utilizzeranno i capitali forniti dalla Bce per aiutare famiglie e imprese? “Come lo stesso Draghi ha spiegato, l’Eurotower non può obbligare le banche ad aumentare i prestiti, né è in grado di abbassare i tassi di interesse”, spiega una nota firmata da Azad Zangana, European Economist di Schroders. “Siamo in disaccordo con la decisione di portare i tassi sui depositi in territorio negativo, poiché ciò porta all’aumento dei costi di finanziamento delle banche, che a loro volta o aumenteranno le spese per i risparmiatori o incrementeranno i tassi di interesse sui prestiti. La decisione di lanciare le nuove Ltro permetterà di controbilanciare questi costi, ma solo per gli istituti di credito che decideranno di partecipare a tale programma di stimolo. L’interruzione delle operazioni di sterilizzazione del programma Smp in teoria dovrebbe far calare i tassi sul mercato monetario. Ma dato che sono vicino allo zero, l’intervento della Bce aiuterà ben poco l’economia reale”.
…tutti gli altri aspettanoChi ci guadagna, quindi? “La mia conclusione è che questa situazione sia buona per i mercati, ma non sia abbastanza per l’economia reale”, spiega una nota di Yves Maillot, responsabile dell’equity europeo di Natixis Asset management. “A prima vista le misure annunciate vanno nella direzione giusta per l’equity (con una maggiore attenzione sul segmento bancario), per i bond a lungo termine e per un indebolimento dell’euro. Restano dei dubbi sull’impatto macro di questi piani, in riferimento ai profitti in Europa. Draghi ha detto che gli effetti sulla congiuntura si potranno vedere in tre o quattro trimestri. Questo suggerisce che la Bce non abbia fretta di fare un Qe. Ma questo mostra e conferma anche che le prospettive per la regione sono deboli e ciò non dà grande fiducia riguardo al futuro dei guadagni aziendali”.
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Cosa dice l’EurotowerNell’ultima riunione dell’Eurotower è stato deciso un abbassamento del tasso di riferimento dallo 0,25% allo 0,15%, un taglio del tasso marginale di rifinanziamento dallo 0,75% allo 0,4% e infine un passaggio dallo 0% al -0,1% del tasso sui depositi. Per agire direttamente contro la deflazione è previsto un Ltro (Long term refinancing operations, piani di rifinanziamento a lungo termine condotti dalla Bce). C’è in agenda anche l’acquisto diretto di Abs (Asset backed securities), tassi bassi a lungo e lo stop alla sterilizzazione di titoli di debito pubblico acquistati con il programma Smp (Securities market programme, l’acquisto sul mercato secondario dei bond dei Paesi più colpiti dalla crisi finanziaria e i cui rendimenti erano diventati troppo onerosi). “Se c’è ancora necessità di muoversi, il consiglio direttivo è pronto a usare anche strumenti non convenzionali”, ha detto Draghi. “E gli acquisti di titoli su larga scala (o Quantitative easing, le iniezioni di liquidità sul modello di quelle fatte dalla Federal Reserve, Ndr) sono certamente uno di questi strumenti”.
Sarà vera gloria?Il giorno dell’annuncio New York è salita dell’1,4%, le Borse europee sono cresciute dell’1,2% e quelle degli emergenti del 2,4% (le iniezioni di liquidità sono una buona notizia per gli emerging anche perché, in prospettiva, potrebbero migliorare la situazione di uno sbocco importante per l’export come il Vecchio continente). “Questi programmi dovrebbero aiutare”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “Resta da capire chi ne beneficerà, quando e in che misura. Io, nonostante l’entusiasmo dei mercati, resto scettico. Il piano della Bce dovrebbe, fra le altre cose, aiutare a indebolire la moneta unica rendendo più competitivo l’export dall’Europa. Ma tutte le aree stanno cercando di far calare le rispettive divise. E in una situazione in cui tutti agiscono nello stesso modo e con le stesse tempistiche, è difficile che qualcuno prevalga. Inoltre, gli aiuti alle banche per facilitare i prestiti non possono aiutare una crescita che, semplicemente, non c’è. Nella regione ci sono ancora problemi strutturali e fiscali che i soldi a basso costo non possono risolvere. Infine, bisogna tenere conto che la situazione europea è diversa da quella americana. Nel Vecchio continente ci sono meno proprietari di case e meno investitori sul mercato azionario. Questo significa che un programma di rilancio simile a quello degli Usa potrebbe essere poco efficace”.
Le banche festeggiano…Chi assicura, inoltre, che le banche utilizzeranno i capitali forniti dalla Bce per aiutare famiglie e imprese? “Come lo stesso Draghi ha spiegato, l’Eurotower non può obbligare le banche ad aumentare i prestiti, né è in grado di abbassare i tassi di interesse”, spiega una nota firmata da Azad Zangana, European Economist di Schroders. “Siamo in disaccordo con la decisione di portare i tassi sui depositi in territorio negativo, poiché ciò porta all’aumento dei costi di finanziamento delle banche, che a loro volta o aumenteranno le spese per i risparmiatori o incrementeranno i tassi di interesse sui prestiti. La decisione di lanciare le nuove Ltro permetterà di controbilanciare questi costi, ma solo per gli istituti di credito che decideranno di partecipare a tale programma di stimolo. L’interruzione delle operazioni di sterilizzazione del programma Smp in teoria dovrebbe far calare i tassi sul mercato monetario. Ma dato che sono vicino allo zero, l’intervento della Bce aiuterà ben poco l’economia reale”.
…tutti gli altri aspettanoChi ci guadagna, quindi? “La mia conclusione è che questa situazione sia buona per i mercati, ma non sia abbastanza per l’economia reale”, spiega una nota di Yves Maillot, responsabile dell’equity europeo di Natixis Asset management. “A prima vista le misure annunciate vanno nella direzione giusta per l’equity (con una maggiore attenzione sul segmento bancario), per i bond a lungo termine e per un indebolimento dell’euro. Restano dei dubbi sull’impatto macro di questi piani, in riferimento ai profitti in Europa. Draghi ha detto che gli effetti sulla congiuntura si potranno vedere in tre o quattro trimestri. Questo suggerisce che la Bce non abbia fretta di fare un Qe. Ma questo mostra e conferma anche che le prospettive per la regione sono deboli e ciò non dà grande fiducia riguardo al futuro dei guadagni aziendali”.
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Cosa dice l’EurotowerNell’ultima riunione dell’Eurotower è stato deciso un abbassamento del tasso di riferimento dallo 0,25% allo 0,15%, un taglio del tasso marginale di rifinanziamento dallo 0,75% allo 0,4% e infine un passaggio dallo 0% al -0,1% del tasso sui depositi. Per agire direttamente contro la deflazione è previsto un Ltro (Long term refinancing operations, piani di rifinanziamento a lungo termine condotti dalla Bce). C’è in agenda anche l’acquisto diretto di Abs (Asset backed securities), tassi bassi a lungo e lo stop alla sterilizzazione di titoli di debito pubblico acquistati con il programma Smp (Securities market programme, l’acquisto sul mercato secondario dei bond dei Paesi più colpiti dalla crisi finanziaria e i cui rendimenti erano diventati troppo onerosi). “Se c’è ancora necessità di muoversi, il consiglio direttivo è pronto a usare anche strumenti non convenzionali”, ha detto Draghi. “E gli acquisti di titoli su larga scala (o Quantitative easing, le iniezioni di liquidità sul modello di quelle fatte dalla Federal Reserve, Ndr) sono certamente uno di questi strumenti”.
Sarà vera gloria?Il giorno dell’annuncio New York è salita dell’1,4%, le Borse europee sono cresciute dell’1,2% e quelle degli emergenti del 2,4% (le iniezioni di liquidità sono una buona notizia per gli emerging anche perché, in prospettiva, potrebbero migliorare la situazione di uno sbocco importante per l’export come il Vecchio continente). “Questi programmi dovrebbero aiutare”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “Resta da capire chi ne beneficerà, quando e in che misura. Io, nonostante l’entusiasmo dei mercati, resto scettico. Il piano della Bce dovrebbe, fra le altre cose, aiutare a indebolire la moneta unica rendendo più competitivo l’export dall’Europa. Ma tutte le aree stanno cercando di far calare le rispettive divise. E in una situazione in cui tutti agiscono nello stesso modo e con le stesse tempistiche, è difficile che qualcuno prevalga. Inoltre, gli aiuti alle banche per facilitare i prestiti non possono aiutare una crescita che, semplicemente, non c’è. Nella regione ci sono ancora problemi strutturali e fiscali che i soldi a basso costo non possono risolvere. Infine, bisogna tenere conto che la situazione europea è diversa da quella americana. Nel Vecchio continente ci sono meno proprietari di case e meno investitori sul mercato azionario. Questo significa che un programma di rilancio simile a quello degli Usa potrebbe essere poco efficace”.
Le banche festeggiano…Chi assicura, inoltre, che le banche utilizzeranno i capitali forniti dalla Bce per aiutare famiglie e imprese? “Come lo stesso Draghi ha spiegato, l’Eurotower non può obbligare le banche ad aumentare i prestiti, né è in grado di abbassare i tassi di interesse”, spiega una nota firmata da Azad Zangana, European Economist di Schroders. “Siamo in disaccordo con la decisione di portare i tassi sui depositi in territorio negativo, poiché ciò porta all’aumento dei costi di finanziamento delle banche, che a loro volta o aumenteranno le spese per i risparmiatori o incrementeranno i tassi di interesse sui prestiti. La decisione di lanciare le nuove Ltro permetterà di controbilanciare questi costi, ma solo per gli istituti di credito che decideranno di partecipare a tale programma di stimolo. L’interruzione delle operazioni di sterilizzazione del programma Smp in teoria dovrebbe far calare i tassi sul mercato monetario. Ma dato che sono vicino allo zero, l’intervento della Bce aiuterà ben poco l’economia reale”.
…tutti gli altri aspettanoChi ci guadagna, quindi? “La mia conclusione è che questa situazione sia buona per i mercati, ma non sia abbastanza per l’economia reale”, spiega una nota di Yves Maillot, responsabile dell’equity europeo di Natixis Asset management. “A prima vista le misure annunciate vanno nella direzione giusta per l’equity (con una maggiore attenzione sul segmento bancario), per i bond a lungo termine e per un indebolimento dell’euro. Restano dei dubbi sull’impatto macro di questi piani, in riferimento ai profitti in Europa. Draghi ha detto che gli effetti sulla congiuntura si potranno vedere in tre o quattro trimestri. Questo suggerisce che la Bce non abbia fretta di fare un Qe. Ma questo mostra e conferma anche che le prospettive per la regione sono deboli e ciò non dà grande fiducia riguardo al futuro dei guadagni aziendali”.
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mercoledì 21 maggio 2014

Deutsche Bank, aumento di capitale da 8 miliardi di euro con i reali del Qatar

La banca tedesca ha smesso di essere una delle banche meno capitalizzate d'Europa. Leggete questo articolo che è stato tratto dal Sole 24 Ore.

Deutsche Bank ha annunciato domenica sera un aumento di capitale più consistente del previsto da 8 miliardi di euro (11 miliardi di dollari) con lo scopo di alzare il proprio common equity tier 1 ratio dal 9,5 all'11,8 per cento e cessare di essere una delle banche meno capitalizzate d'Europa. Il primo istituto di credito della prima potenza economica europea metterà sul mercato 360 milioni di nuove azioni, 60 milioni delle quali dovrebbero finire nelle mani della famiglia reale del Qatar. In quest'operazione, una parte importante verrà svolta dalla Paramount Services Holding, il fondo d'investimento della famiglia reale del Qatar, controllato dallo sceicco Hamad Bin Jassim Bin Jabor Al-Thani: sui 6,3 miliardi di euro che verranno raccolti attraverso l'emissione di diritti per la sottoscrizione di nuovo capitale, 1,75 miliardi arriveranno dagli emiri. Se l'operazione dovesse andare in porto, Deutsche Bank scalerebbe il ranking di solidità patrimoniale in Europa mettendosi al riparo dall'analisi degli attivi da parte della Bce.
Già a fine aprile erano trapelate voci su un nuovo aumento di capitale dopo quello di un anno fa di 3 miliardi di euro: il quotidiano tedesco "Handelsblatt" nelle scorse settimane aveva parlato di un imminente aumento di capitale, ma non si era spinto più in là di cinque miliardi di euro.

giovedì 17 aprile 2014

Bpm: Cdg, conferma iter per aumento capitale da 500 mln

Leggendo Borsa Italiana ho scoperto che anche la Banca Popolare di Milano punta a un aumento di capitale.


Il Consiglio di Gestione di Banca Popolare di Milano, preso atto degli esiti dell'assemblea di sabato scorso, comunica che la mancata approvazione della proposta di revisione della governance della Banca non ritardera' l'esecuzione del programmato aumento di capitale di massimi 500 milioni, il cui avvio e' previsto nei primi giorni del prossimo mese di maggio, dopo l'ottenimento delle necessarie autorizzazioni da parte delle Autorita' competenti. L'aumento di capitale unitamente al positivo contributo della recente cessione di Anima Holding e alle altre azioni previste dal Piano portera' all'ulteriore rafforzamento patrimoniale della Banca
Inoltre, in occasione di recenti interlocuzioni con l'Autorita' di Vigilanza, la Banca ha rappresentato che, una volta concluso l'aumento di capitale, sottoporra' alla stessa i risultati degli interventi realizzati per la risoluzione delle criticita' tecnico-operative che avevano portato a suo tempo all'imposizione degli add-on patrimoniali affinche' l'Autorita' di Vigilanza possa valutarne la rimozione integrale o parziale, anche in considerazione del fatto che la mancata approvazione della riforma della governance non pregiudica - di per se' - tale rimozione
Si comunica infine che la consolidata posizione di liquidita' della Banca consentira' un ulteriore rimborso di LTRO per 750 milioni entro la fine del mese di aprile, con l'obiettivo di un rimborso integrale degli stessi entro fine 2014.

venerdì 4 aprile 2014

La Bce lascia invariati allo 0,25% i tassi.


La ripresa procede. Così ci conforta il presidente della Bce. Leggete queste righe tratte da un articolo di ieri sulla Repubblica. 

MILANO - La Bce ha lasciato invariato il il tasso di rifinanziamento pronti contro termine, al minimo storico dello 0,25%. Fermi anche il tasso sui depositi a quota zero e il tasso marginale allo 0,75%. La decisione era attesa dal mercato: nel panel di Bloomberg solamente tre osservatori su 57 prevedevano un intervento da parte dell'Eurotower sul costo del denaro.

Nell'apertura della sua conferenza stampa, Mario Draghi ha spiegato che "La ripresa procede", ma si conferma la previsione di un "prolungato periodo di bassa inflazione" seguito da una normalizzazione. Una situazione che viene "monitorata da vicino" da parte dell'Eurotower, pronta a "usare ogni strumento". La Bce, dunque, non esclude un ulteriore allentamento monetario per contrastare il continuo calo dell'inflazione, confermando la 'forward guidance' che prevede "tassi ai livelli attuali o più bassi per un periodo prolungato di tempo". Anche il Fondo Monetario Internazionale, oggi, ha spiegato che a livello globale i tassi rimarranno bassi nel medio termine, "agevolando il consolidamento fiscale".

A livello macroeconomico, Draghi ha puntato il dito contro il livello di disoccupazione "ancora troppo alto", anche se ci sono "primi segnali di miglioramento" del mercato del lavoro.

venerdì 14 marzo 2014

Borse europee deboli


Alcuni spunti di un articolo del Sole 24 Ore: 

Chiusura in netto calo per Wall Street, sulla scia delle preoccupazioni per il rallentamento dell'economia cinese e della crisi in Ucraina.

Euro in lieve calo dopo Draghi

Dopo la chiusura di Wall Street l'euro viene scambiato a 1,3869 dollari, in calo dopo le parole di Draghi.

Europa debole

Borse europee deboli con i mercati che guardano alla Crimea e al referendum del fine settimana in cui si voterà se approvare la secessione dell'Ucraina a favore dell'annessione alla Russia. La conferma del quadro di incertezza arriva dal rafforzamento dell'oro che si conferma robusto a 1.366 dollari l'oncia, sui massimi da settembre.

Super euro al top da due anni e mezzo
L'euro ha chiuso sopra 1,39 dollari, al top da due anni e mezzo. Gli investitori hanno recepito le recenti mosse della Bce e di Mario Draghi come un'indicazione che non ci sarà un allentamento della politica monetaria europea. L'euro avanza a 1,3943 dollari, raggiungendo un massimo di 1,3948 dollari. Euro/yen a 103,05 e dollaro/yen a 102,60. I negativi dati macro provenienti dalla Cina non sono incoraggianti ma non hanno frenato la propensione al rischio degli investitori. Gli analisti ipotizzano che possa arrivare nel breve a toccare anche soglia 1,45-1,5.



martedì 18 febbraio 2014

Sorgenia, le banche chiedono 300 milioni

Dal Corriere della Sera...

MILANO - L’incontro di giovedì sera a Milano tra i banchieri più esposti con Sorgenia - che ha 1,8 miliardi di debiti di cui 600 in eccesso - e l’azionista di controllo Cir della famiglia De Benedetti non è servito a sbloccare la complessa trattativa sulla ristrutturazione del debito del gruppo di energia, che Cir controlla insieme con il partner austriaco Verbund (al 46%).
Secondo quanto trapelato, la discussione è stata convocata senza gli advisor delle parti - Rothschild per conto degli istituti di credito, Lazard per conto di Cir - proprio per sondare le intenzioni dell’azionista di maggioranza (Cir ha il 52% circa di Sorgenia).
All’incontro hanno partecipato gli amministratori delegati di Montepaschi, Fabrizio Viola (che in quanto banca più esposta con 600 milioni di crediti avrebbe sollecitato e ospitato il summit), di Unicredit, Federico Ghizzoni, di Banca Imi, Gaetano Micciché, del Banco Popolare, Pierfrancesco Saviotti, di Ubi Banca, Victor Massiah, di Bpm, Giuseppe Castagna, anche se in totale sono una ventina le banche esposte tra la holding e le società operative. Dall’altra parte del tavolo, il presidente di Cir Rodolfo De Benedetti e l’amministratore delegato Monica Mondardini , che hanno l’ultima parola in merito, come ha fatto capire ieri il fondatore del gruppo, Carlo De Benedetti: «Non c’entro nulla, non sono in consiglio e non sono più azionista Cir. È una domanda che dovete fare ad altri», ha detto l’Ingegnere ai cronisti che lo interrogavano sulla vicenda.
A dicembre l’amministratore delegato di Sorgenia, Andrea Mangoni, ha presentato un piano di ristrutturazione del gruppo avanzando alle banche anche una richiesta di moratoria e standstill fino a luglio 2014 per garantire la piena operatività della società. I banchieri però prima di rinunciare a parte dei crediti - sarebbe una perdita secca che vorrebbero evitare, specialmente ora che si avvicinano gli esami europei dell’asset quality review e degli stress test - e a finanziare la ristrutturazione hanno chiesto all’azionista se sia disposto a fare la propria parte, e con quanto denaro. E qui - secondo le indiscrezioni - le posizioni sarebbero distanti.
Cir avrebbe messo sul piatto non più di 100 milioni di euro, mentre le banche avrebbero chiesto all’azionista uno sforzo più alto, attorno a 300 milioni (su 600 complessivi) per ridurre l’indebitamento in eccesso. Non dovrebbe necessariamente trattarsi di aumento di capitale: potrebbero essere emessi anche «strumenti partecipativi di capitale» o un finanziamento soci.
La prossima settimana dovrebbe esserci un nuovo incontro, non ancora fissato, tra i big del credito e la famiglia De Benedetti. Senza un accordo con le banche la situazione finanziaria di Sorgenia potrebbe diventare critica, visto la società ha già una operatività finanziaria molto limitata.

martedì 11 febbraio 2014

Banche, nuovo record dei crediti a forte rischio


Bad bank nazionale o non bad bank nazionale?
Un estratto di un articolo tratto da Il Fatto Quotidiano.

La mole dei crediti bancari italiani in sofferenza per l’insolvenza del debitore tocca un nuovo record: a dicembre il tasso di crescita sui dodici mesi è risultato pari al 24,6% (con una crescita di 1,9 punti rispetto al 22,7% di novembre). Si tratta di un nuovo massimo dal 1998. Lo fa sapere la stessa Banca d’Italia il cui governatore, Ignazio Visco, sabato 8 febbraio ha aperto la strada alla creazione di una bad bank nazionale, cioè una sorta di veicolo-lavatrice in cui convogliare e smaltire tutta la “spazzatura” del sistema il cui controvalore supera i 300 miliardi di euro. Mentre le sole sofferenze lorde delle banche italiane (categoria che riguarda esclusivamente i crediti accordati a un debitore in stato di insolvenza anche non certificata) a dicembre ammontavano a 155,8 miliardi, 6,2 in più dei 149,6 di fine novembre e ben 30,9 in più rispetto ai 124,9 miliardi di fine 2012.

martedì 4 febbraio 2014

Banche, con le nuove regole Ue i prestiti caleranno sempre di più


Leggevo stamattina su Il Fatto Quotidiano che dopo le norme stabilite da Basilea, si prevede che i finanziamenti caleranno di 8 miliardi da parte delle banche.

"È  come lasciare libera la bestia e dire ai cittadini chiudetevi in casa e rafforzate porte e finestre". Giuseppe Bortolussi, della Cgia di Mestre, usa una metafora forte per descrivere le scelte in tema di regolamentazione bancaria approvate dal comitato di Basilea due settimane fa, che rendono ancora più invitante per gli istituti investire in derivati, piuttosto che prestare a famiglie e imprese. Dal suo osservatorio assiste giorno dopo giorno al prosciugarsi dei finanziamenti a piccole imprese, artigiani e cittadini. Non ci sono inversioni di tendenza o segnali di speranza: i dati continuano a peggiorare. Secondo la Banca centrale europea in novembre i crediti alle aziende sono scesi del 3,9% a livello europeo e addirittura del 5,9% in Italia.

Sullo stesso mese Bankitalia rileva una flessione del 6 per cento. Secondo il centro studi della Confindustria negli ultimi due anni sono "spariti" 96 miliardi di finanziamenti e per il 2014 è attesa un’ulteriore contrazione di 8 miliardi. Il problema coinvolge gran parte dell’Europa ma in Italia è una vera e propria emergenza. Mario Draghi, presidente della Bce, ha speso molte parole sul tema, annunciato misure allo studio (come quella di far pagare alle banche il "parcheggio" di fondi presso la Bce) ma per ora di atti concreti non se ne sono visti.

Anzi. Un’ulteriore stretta del rubinetto del credito potrebbe infatti arrivare proprio per effetto delle nuove regole. Sono regole blande, che accrescono in maniera irrisoria il livello di sicurezza del sistema bancario ma che potrebbero comunque ripercuotersi negativamente sui finanziamenti all’economia. “Anche se hanno mille modi per aggirarle a loro piacimento – commenta amaro Bortolussi – le banche continuano a farsi scudo dei regolamenti di Basilea per giustificare la continua riduzione dei crediti a famiglie e soprattutto imprese e la loro preferenza ad investire in titoli di Stato o altri prodotti finanziari”.

venerdì 31 gennaio 2014

Debiti con le banche: Lugano rischia il fallimento


Leggevo sulla Repubblica che anche per la Svizzera i tempi che corrono non sono dei migliori...

LUGANO - Grido d'allarme di Lugano, la sede della terza piazza finanziaria svizzera, i cui conti sono messi malissimo. Si è appreso, infatti, che senza una drastica politica di risparmi e di aumenti delle imposte la città, nel giro di un paio d'anni, avrebbe corso il rischio di fallire. Proprio come è capitato a Detroit.
"L'esposizione con le banche - ha ammesso il sindaco leghista, Marco Borradori - ammonta a un miliardo di franchi". Quindi all'equivalente di oltre 800 milioni di euro. Una vera e propria voragine per una città la cui popolazione non arriva agli 80 mila abitanti. Per non parlare del debito pubblico salito, in 10 anni, del 1255 per cento, da poco più di 41 milioni di franchi ad oltre 560, ovvero da 35 a 450 milioni di euro. Una situazione dovuta, principalmente, alla politica di aggregazioni messa in atto da Lugano che, in pochi anni, ha inglobato numerosi comuni della sua cintura.

Ad aggravare la situazione è intervenuta, poi, la crisi finanziaria, con la conseguenza di un calo del 40 per cento del gettito fiscale di banche e fiduciarie. "Anche per il futuro la previsione delle entrate fiscali è piuttosto negativa", ha detto il responsabile delle finanze cittadine, Michele Foletti, lui pure esponente della Lega dei Ticinesi. "Dobbiamo, assolutamente, invertire questa tendenza", ha aggiunto. Come prima misura è stato deciso un aumento delle imposte del 10 per cento. Cui seguirà una rigorosa politica sulle spese del personale ma, pure, un consistente aggravio delle tasse sullo smaltimento dei rifiuti.

Nel frattempo, a dimostrazione, della gravità della situazione, gli amministratori luganesi sono stati costretti a chiedere un prestito di 101 milioni di franchi a Ubs, per pagare spese e stipendi, comprese le 13esime del 2013. Oltre a trovarsi costretti a non poter rimpiazzare 41 dipendenti comunali, andati in pensione. "Senza enormi misure di contenimento - ha messo in guardia Foletti - nel 2016 ci sarebbe il fallimento".