martedì 18 febbraio 2014

Sorgenia, le banche chiedono 300 milioni

Dal Corriere della Sera...

MILANO - L’incontro di giovedì sera a Milano tra i banchieri più esposti con Sorgenia - che ha 1,8 miliardi di debiti di cui 600 in eccesso - e l’azionista di controllo Cir della famiglia De Benedetti non è servito a sbloccare la complessa trattativa sulla ristrutturazione del debito del gruppo di energia, che Cir controlla insieme con il partner austriaco Verbund (al 46%).
Secondo quanto trapelato, la discussione è stata convocata senza gli advisor delle parti - Rothschild per conto degli istituti di credito, Lazard per conto di Cir - proprio per sondare le intenzioni dell’azionista di maggioranza (Cir ha il 52% circa di Sorgenia).
All’incontro hanno partecipato gli amministratori delegati di Montepaschi, Fabrizio Viola (che in quanto banca più esposta con 600 milioni di crediti avrebbe sollecitato e ospitato il summit), di Unicredit, Federico Ghizzoni, di Banca Imi, Gaetano Micciché, del Banco Popolare, Pierfrancesco Saviotti, di Ubi Banca, Victor Massiah, di Bpm, Giuseppe Castagna, anche se in totale sono una ventina le banche esposte tra la holding e le società operative. Dall’altra parte del tavolo, il presidente di Cir Rodolfo De Benedetti e l’amministratore delegato Monica Mondardini , che hanno l’ultima parola in merito, come ha fatto capire ieri il fondatore del gruppo, Carlo De Benedetti: «Non c’entro nulla, non sono in consiglio e non sono più azionista Cir. È una domanda che dovete fare ad altri», ha detto l’Ingegnere ai cronisti che lo interrogavano sulla vicenda.
A dicembre l’amministratore delegato di Sorgenia, Andrea Mangoni, ha presentato un piano di ristrutturazione del gruppo avanzando alle banche anche una richiesta di moratoria e standstill fino a luglio 2014 per garantire la piena operatività della società. I banchieri però prima di rinunciare a parte dei crediti - sarebbe una perdita secca che vorrebbero evitare, specialmente ora che si avvicinano gli esami europei dell’asset quality review e degli stress test - e a finanziare la ristrutturazione hanno chiesto all’azionista se sia disposto a fare la propria parte, e con quanto denaro. E qui - secondo le indiscrezioni - le posizioni sarebbero distanti.
Cir avrebbe messo sul piatto non più di 100 milioni di euro, mentre le banche avrebbero chiesto all’azionista uno sforzo più alto, attorno a 300 milioni (su 600 complessivi) per ridurre l’indebitamento in eccesso. Non dovrebbe necessariamente trattarsi di aumento di capitale: potrebbero essere emessi anche «strumenti partecipativi di capitale» o un finanziamento soci.
La prossima settimana dovrebbe esserci un nuovo incontro, non ancora fissato, tra i big del credito e la famiglia De Benedetti. Senza un accordo con le banche la situazione finanziaria di Sorgenia potrebbe diventare critica, visto la società ha già una operatività finanziaria molto limitata.

martedì 11 febbraio 2014

Banche, nuovo record dei crediti a forte rischio


Bad bank nazionale o non bad bank nazionale?
Un estratto di un articolo tratto da Il Fatto Quotidiano.

La mole dei crediti bancari italiani in sofferenza per l’insolvenza del debitore tocca un nuovo record: a dicembre il tasso di crescita sui dodici mesi è risultato pari al 24,6% (con una crescita di 1,9 punti rispetto al 22,7% di novembre). Si tratta di un nuovo massimo dal 1998. Lo fa sapere la stessa Banca d’Italia il cui governatore, Ignazio Visco, sabato 8 febbraio ha aperto la strada alla creazione di una bad bank nazionale, cioè una sorta di veicolo-lavatrice in cui convogliare e smaltire tutta la “spazzatura” del sistema il cui controvalore supera i 300 miliardi di euro. Mentre le sole sofferenze lorde delle banche italiane (categoria che riguarda esclusivamente i crediti accordati a un debitore in stato di insolvenza anche non certificata) a dicembre ammontavano a 155,8 miliardi, 6,2 in più dei 149,6 di fine novembre e ben 30,9 in più rispetto ai 124,9 miliardi di fine 2012.

martedì 4 febbraio 2014

Banche, con le nuove regole Ue i prestiti caleranno sempre di più


Leggevo stamattina su Il Fatto Quotidiano che dopo le norme stabilite da Basilea, si prevede che i finanziamenti caleranno di 8 miliardi da parte delle banche.

"È  come lasciare libera la bestia e dire ai cittadini chiudetevi in casa e rafforzate porte e finestre". Giuseppe Bortolussi, della Cgia di Mestre, usa una metafora forte per descrivere le scelte in tema di regolamentazione bancaria approvate dal comitato di Basilea due settimane fa, che rendono ancora più invitante per gli istituti investire in derivati, piuttosto che prestare a famiglie e imprese. Dal suo osservatorio assiste giorno dopo giorno al prosciugarsi dei finanziamenti a piccole imprese, artigiani e cittadini. Non ci sono inversioni di tendenza o segnali di speranza: i dati continuano a peggiorare. Secondo la Banca centrale europea in novembre i crediti alle aziende sono scesi del 3,9% a livello europeo e addirittura del 5,9% in Italia.

Sullo stesso mese Bankitalia rileva una flessione del 6 per cento. Secondo il centro studi della Confindustria negli ultimi due anni sono "spariti" 96 miliardi di finanziamenti e per il 2014 è attesa un’ulteriore contrazione di 8 miliardi. Il problema coinvolge gran parte dell’Europa ma in Italia è una vera e propria emergenza. Mario Draghi, presidente della Bce, ha speso molte parole sul tema, annunciato misure allo studio (come quella di far pagare alle banche il "parcheggio" di fondi presso la Bce) ma per ora di atti concreti non se ne sono visti.

Anzi. Un’ulteriore stretta del rubinetto del credito potrebbe infatti arrivare proprio per effetto delle nuove regole. Sono regole blande, che accrescono in maniera irrisoria il livello di sicurezza del sistema bancario ma che potrebbero comunque ripercuotersi negativamente sui finanziamenti all’economia. “Anche se hanno mille modi per aggirarle a loro piacimento – commenta amaro Bortolussi – le banche continuano a farsi scudo dei regolamenti di Basilea per giustificare la continua riduzione dei crediti a famiglie e soprattutto imprese e la loro preferenza ad investire in titoli di Stato o altri prodotti finanziari”.