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Il Consiglio di Amministrazione di Generali, il gruppo presieduto da Cesare Geronzi, nell’ambito della riorganizzazione del Corporate Centre, ha approvato la nomina di Paolo Vagnone a Country Manager per l’Italia con la qualifica di direttore generale.
Paolo Vagnone, 47 anni e una lunga esperienza in campo assicurativo, coordinerà le attività assicurative e bancarie italiane del Gruppo Generali riportando all'amministratore delegato Giovanni Perissinotto.
La nomina avrà decorrenza da febbraio 2011.
venerdì 17 dicembre 2010
sabato 4 dicembre 2010
Cesare Geronzi: Non c'è futuro senza l'Euro
Cesare Geronzi non usa perifrasi per dire come la pensa sulla moneta unica: «Sarebbe catastrofico oggi decidere l'uscita dall'euro».
Il presidente delle Generali, intervenuto alla Cattedra di san Giusto alla diocesi di Trieste, ritiene piuttosto che serva più Europa in questa fase, e addirittura si spinge anche oltre, affermando la «crucialità di una governante globale da costruire, fino all’ipotesi della realizzazione di una sorte di embrionale banca centrale globale», su cui «non si dovrebbe ulteriormente indugiare».
Se l’origine della crisi è la mancanza di regole, sono queste che devono tornare sulla scena politica, sostiene Cesare Geronzi. E’ mancata la regolamentazione finanziaria a livello globale, fondata su Fondo monetario, Banca Mondiale, Organizzazione mondiale del commercio e Financial stability board. Anche il vertice G20 di Seul ha prodotto un risultato deludente, con impegni generici contro il protezionismo e le svalutazioni competitive: «L’unica misura concreta approvata riguarda Basilea3». Anche a livello europeo, continua Cesare Geronzi, «al di là della nuova architettura della vigilanza che decollerà il 1 gennaio, che non è una riforma sostanziale», non sono stati fatti passi consistenti: «Nulla si è fatto in materia di derivati», nonostante la necessità di regolarne gli scambi su una piattaforma centralizzata. Mentre serve molto di più: l’alternativa all’uscita dall’euro è piuttosto «un progresso nei meccanismi di integrazione verso un vero governo economico, obiettivo ben diverso dalla rielaborazione in corso del patto di stabilità.
In particolare bisogna rafforzare l’Eurosistema e dotare le istituzioni comunitarie di un piano anticontagio generale. Non va perso altro tempo nell’affrontare il caso del Portogallo». E bene, secondo Cesare Geronzi, fa il governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, a tenere alta la guardia contro le tensioni finanziarie sempre in agguato.
Se l’Europa piange, l’Italia nel suo piccolo può comunque farsi forza dello stato di salute delle sue banche, grazie ai processi di consolidamento degli anni Novanta, alla vigilanza della Banca d’Italia, allo scudo offerto dal governo e alla «politica di finanza pubblica che ha consentito di avere le spalle coperte dalla messa in sicurezza dei conti dello Stato». Tuttavia per l’Italia «una crescita tra l’1,1% e l’1,2% non è adeguata a contrastare la disoccupazione che è giunta all’8,6%, il punto più alto dal 2004». In questo scenario di crisi delle imprese e dei conti pubblici, per Cesare Geronzi è urgente che vengano ripristinati dal governo i fondi per il 5 per mille, necessari per finanziare il cosiddetto «terzo settore», l’unico che può sostenere la sussidiarietà nel Paese.
In questo scenario di crisi, Cesare Geronzi rivendica che «per le Generali, come per le altre società assicurative europee operanti sia nel ramo vita sia nel ramo danni, non si sono resi necessari aumenti di capitale, ma si è avuta esclusivamente una riduzione temporanea del dividendo per il 2009. Ora ci accingiamo a presentare un risultato di esercizio senz’altro soddisfacente. Il nuovo anno sarà affrontato con un rafforzamento organizzativo e un potenziamento delle strategie». Il tema caldo è la nomina del country manager per l’Italia, previsto dalla governante ma ad oggi vacante, per il quale si da il nome dell’attuale cfo, Raffaele Agrusti. «Deciderà il cda», ha detto a margine Cesare Geronzi, «io posso solo dare un contributo nel momento delle decisioni. Agrusti? E’ tanto bravo che può fare qualunque cosa».
Il presidente delle Generali, intervenuto alla Cattedra di san Giusto alla diocesi di Trieste, ritiene piuttosto che serva più Europa in questa fase, e addirittura si spinge anche oltre, affermando la «crucialità di una governante globale da costruire, fino all’ipotesi della realizzazione di una sorte di embrionale banca centrale globale», su cui «non si dovrebbe ulteriormente indugiare».
Se l’origine della crisi è la mancanza di regole, sono queste che devono tornare sulla scena politica, sostiene Cesare Geronzi. E’ mancata la regolamentazione finanziaria a livello globale, fondata su Fondo monetario, Banca Mondiale, Organizzazione mondiale del commercio e Financial stability board. Anche il vertice G20 di Seul ha prodotto un risultato deludente, con impegni generici contro il protezionismo e le svalutazioni competitive: «L’unica misura concreta approvata riguarda Basilea3». Anche a livello europeo, continua Cesare Geronzi, «al di là della nuova architettura della vigilanza che decollerà il 1 gennaio, che non è una riforma sostanziale», non sono stati fatti passi consistenti: «Nulla si è fatto in materia di derivati», nonostante la necessità di regolarne gli scambi su una piattaforma centralizzata. Mentre serve molto di più: l’alternativa all’uscita dall’euro è piuttosto «un progresso nei meccanismi di integrazione verso un vero governo economico, obiettivo ben diverso dalla rielaborazione in corso del patto di stabilità.
In particolare bisogna rafforzare l’Eurosistema e dotare le istituzioni comunitarie di un piano anticontagio generale. Non va perso altro tempo nell’affrontare il caso del Portogallo». E bene, secondo Cesare Geronzi, fa il governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, a tenere alta la guardia contro le tensioni finanziarie sempre in agguato.
Se l’Europa piange, l’Italia nel suo piccolo può comunque farsi forza dello stato di salute delle sue banche, grazie ai processi di consolidamento degli anni Novanta, alla vigilanza della Banca d’Italia, allo scudo offerto dal governo e alla «politica di finanza pubblica che ha consentito di avere le spalle coperte dalla messa in sicurezza dei conti dello Stato». Tuttavia per l’Italia «una crescita tra l’1,1% e l’1,2% non è adeguata a contrastare la disoccupazione che è giunta all’8,6%, il punto più alto dal 2004». In questo scenario di crisi delle imprese e dei conti pubblici, per Cesare Geronzi è urgente che vengano ripristinati dal governo i fondi per il 5 per mille, necessari per finanziare il cosiddetto «terzo settore», l’unico che può sostenere la sussidiarietà nel Paese.
In questo scenario di crisi, Cesare Geronzi rivendica che «per le Generali, come per le altre società assicurative europee operanti sia nel ramo vita sia nel ramo danni, non si sono resi necessari aumenti di capitale, ma si è avuta esclusivamente una riduzione temporanea del dividendo per il 2009. Ora ci accingiamo a presentare un risultato di esercizio senz’altro soddisfacente. Il nuovo anno sarà affrontato con un rafforzamento organizzativo e un potenziamento delle strategie». Il tema caldo è la nomina del country manager per l’Italia, previsto dalla governante ma ad oggi vacante, per il quale si da il nome dell’attuale cfo, Raffaele Agrusti. «Deciderà il cda», ha detto a margine Cesare Geronzi, «io posso solo dare un contributo nel momento delle decisioni. Agrusti? E’ tanto bravo che può fare qualunque cosa».
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