lunedì 29 aprile 2013

Andrea Cingoli: La logica del free risk va superata

Andrea Cingoli, ad Banca Esperia
Andrea Cingoli, ad Banca Esperia
Andrea Cingoli, ad di Banca Esperia, joint-venture tra Mediobanca e Mediolanum, intervistato sul Corriere della Sera, commenta il problema della globalizzazione degli investimenti, a cui si affianca il concetto del rischio.
"La logica del free risk - spiega Cingoli - va superata, semplicemente perché non esiste più. In Italia abbiamo a lungo cercato l'investimento a rendimento elevato e a rischio zero. Siamo partiti dai Bot con rendimenti a doppia cifra, poi con l'avvento dell'euro siamo andati verso le obbligazioni di stato estere che ci hanno portato ai bond argentini, quindi abbiamo ripiegato sui corporate bond, trovando Cirio e Parmalat, a quel punto si è ripiegato sui bond bancari, ed è scoppiato il caso Lehman...».

Andrea Cingoli ha le idee chaire anche sui mercati ai quali conviene guardare:  "Gli Stati Uniti hanno appena registrato un record di Borsa, ma il trend dell'economia è sano e meritano attenzione. La Cina tiene e va considerata. Ma è necessario un salto interpretativo: bisogna passare dalla ricerca del mercato più performante alla ricerca della diversificazione ottimale, per rispondere alla volatilità che è un fattore critico e in aumento".

mercoledì 24 aprile 2013

Bpm, le dimissioni Annunziata sono un elemento di disturbo per la Spa

Su Milano Finanza ho trovato questo:

Il titolo della Banca Popolare di Milano si conferma tra i peggiori di Piazza Affari (-2,31% a 0,528 euro) dopo che ieri sera con una mossa inattesa il presidente del Consiglio di Sorveglianza, Filippo Annunziata, ha presentato le dimissioni. La scelta non è apparentemente legata all'opposizione al progetto di trasformazione in Spa della popolare, ma al fatto che alcuni rappresentanti in consiglio, espressione dell'Associazione Amici della Bpm, ora sciolta, ma che avevano sostenuto la candidatura di Annunziata nel 2011, hanno votato contro l'approvazione del bilancio presentando un progetto alternativo alla trasformazione in Spa.
A pesare sono stati dunque gli 8 voti tra contrari e astenuti (su 18) in sede di approvazione del bilancio 2012. Dopo la scelta del presidente, altri 5-6 consiglieri starebbero valutando le dimissioni. La presidenza ad interim sarà data al vice presidente Giuseppe Coppini, mentre per le nuove nomine si parla dell'assemblea del prossimo 22 giugno. La notizia è negativa per il titolo in quanto segnala un aumento delle tensioni fra gli azionisti di Bpm in vista dell'assemblea di giugno chiamata anche a votare la trasformazione in Spa. E' chiaro, come osservano gli analisti di Mediobanca Securities (outperform e target price a 0,70 euro confermati sul titolo), co-underwriter nell'aumento di capitale di Bpm, che le dimissioni di Annunziata mostrano che la trasformazione in Spa non è un progetto che procede senza problemi. "Le dimissioni di Annunziata non mettono comunque a rischio l'assemblea, ma confermano che i sindacati hanno ancora un peso all'interno della banca", commentano gli analisti di Intermonte.
Tuttavia ora è ragionevole attendersi che il mercato riduca le probabilità di successo dell'operazione di trasformazione in Spa che secondo gli esperti di Equita (buy e target price a 0,65 euro) sono almeno 65% ma che rimangono comunque, anche post dimissioni, sopra il 50%. Nelle sue valutazioni, anche Banca Imi (buy e target price a 0,63 euro) ha incluso un 50% di probabilità che il progetto venga approvato.
"Restiamo convinti che il progetto di trasformazione in Spa abbia elevate probabilità di successo visto il razionale di governance ed economico che può garantire agli azionisti-dipendenti, a differenza di qualunque altra opzione alternativa", prevedono gli analisti di Equita. Lo stesso presidente del Consiglio di Gestione, Andrea Bonomi, ha confermato il commitment alla trasformazione in Spa, ribattendo con fermezza alle critiche mosse dai vertici delle altre popolari.
Adesso bisognerà vedere l'interpretazione che verrà data da Banca d'Italia. "Ricordiamo che secondo l'articolo 28 del Testo Unico Bancario, Banca d'Italia ha la facoltà di sospendere il voto dei dipendenti, togliendo così uno dei principali elementi di incertezza per l'assemblea del 22 giugno", aggiungono gli esperti di Intermonte (speculative buy e target price a 0,60 euro).

lunedì 22 aprile 2013

La ricetta anticrisi di Andrea Cingoli: diversificazione e la globalizzazione

Andrea Cingoli, a.d. di Banca Esperia
Andrea Cingoli, a.d. di Banca Esperia
Secondo Andrea Cingoli, amministratore delegato di Banca Esperia, joint-venture Mediobanca-Mediolanum, le ricette vincenti  contro la crisi sono la diversificazione e la globalizzazione dei portafogli.
"Concetti non semplici - spiega Cingoli in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera - visto che gli asset degli italiani sono, per il 70 per cento, investiti in Europa".
"L'eurocentricità ci contraddistingue.  Invece l'orizzonte è totalmente cambiato, ma è chiaro che il processo di adattamento è per forza lento».

mercoledì 17 aprile 2013

Contro Draghi. Guzzetti: «Le banche non fanno beneficenza»

Una brevissima riflessione trovata su Il Giornale: cosa possono fare le banche? Non siamo gli unici a chiedercelo.

Battibecco a distanza tra il presidente della Bce, Mario Draghi, e Giuseppe Guzzetti. Le banche «sono aziende e non enti di beneficenza», ha detto il presidente della Fondazione Cariplo e dell'Acri dopo le critiche mosse da Draghi: secondo il capo della Bce, le banche chiedono infatti prezzi «non ragionevoli» per concedere prestiti. Il problema non sono le banche ma «è il contesto», ha detto Guzzetti, che è garante insieme a Giovanni Bazoli degli equilibri di Intesa Sanpaolo. «In una situazione di crisi economica - si è chiesto - con le sofferenze che esplodono, cosa possono fare le banche?»

lunedì 15 aprile 2013

Andrea Cingoli: la clientela è più ottimista

Andrea Cingoli, a.d. di Banca Esperia
Andrea Cingoli, a.d. di Banca Esperia
Secondo Andrea Cingoli, amministratore delegato di Banca Esperia, joint-venture Mediobanca-Mediolanum, il sentiment della clientela in questo inizio d'anno è fortemente condizionato dal recente passato.
"Nel 2011 - ricorda Cingoli - vedevano il baratro pensando alle obbligazioni del governo italiano. Oggi hanno messo alle spalle un 2012 di recupero e sono in una posizione di attesa o di verifica. Si sta diffondendo la convinzione che dalle difficoltà si possano generare delle opportunità. Il sentiment è meno negativo del passato".
Andrea Cingoli dà anche suggerimenti per il futuro:
"Noi abbiamo rovesciato negli ultimi anni la nostra prospettiva. Abbiamo venduto i fondi hedge nel 2011, i fondi immobiliari nel 2012 e ci siamo focalizzati su tre aspetti: euro equity, Eurobond, total return, evitando i conflitti di interesse e offrendo una architettura aperta alla clientela, nel segno della trasparenza".






sabato 13 aprile 2013

Mucchetti sull'Unità: CDP può far meglio, la politica stia lontana

Giovanni Gorno Tempini
Giovanni Gorno Tempini
amministratore delegato
Cassa depositi e prestiti
Nell'edizione di eri, 11 aprile, il Sole 24 ore ha sostenuto l'immediata riconferma di Franco Bassanini come presidente di CDP, Cassa depositi e prestiti, e di Giovanni Gorno Tempini come suo amministratore delegato.
Oggi sull'Unità è uscito un interessante commento di Massimo Mucchetti, che la definisce "una presa di posizione importante", perché "La partita del Quirinale puù distrarre l'opinione pubblica dal controllo su quanto accade o può accadere in un centro di potere come la CdP, che pure amministra ben 300 miliardi di risparmio postale.

L'articolo purtroppo non è on-line sul sito dell'Unità, ma si può leggere in pdf qui >>

venerdì 12 aprile 2013

La fame di rendimenti

è incredibile la situazione dei mercati esteri e italiani! Ecco come la spiega Il Sole 24 Ore:

L'appetito viene mangiando. La fame di "yield", rendimento, sembra insaziabile. I mercati mandano giù di tutto, voraci, anche i bocconi indigesti italiani impastati di ingovernabilità, recessione e debito: e il Tesoro raccoglie 18 miliardi con titoli da 3 mesi a 15 anni a tassi in calo e domanda solida.
E perchè mai fermarsi qui? I più ingordi sperano anzi che sia l'inizio di un "grande rally". Al di là dello spread tra BTp e Bund, il rendimento assoluto dei titoli di Stato italiani è calato vistosamente dai picchi di fine febbraio e potrebbe scendere ancora: il BTp a tre anni (uno nuovo in asta ieri) lo scorso gennaio sfondata la soglia del 2% rendeva l'1,90% mentre ieri ha chiuso sul secondario attorno al 2,30 per cento. Il BTp decennale può ambire a sforare il muro del 4 per cento. Come arrivare al "grande rally?". È seriamente alla portata? I mercati sono drogati di liquidità e si lasciano andare in slanci di euforia, quando qualcosa va storto (Cipro) lo mandano giù attingendo speranza da quel bicchiere che per ora è sempre mezzo pieno. Ma non sono mercati irrealistici. All'Italia, terzo Pil dell'Eurozona, basterebbe un accordo politico (con qualsiasi nome, governissimo, larghe intese, o grande coalizione) per un Esecutivo che lavori di lena almeno fino a fine anno portando a casa non solo il taglio dei costi della politica e le modifiche alla legge elettorale ma quelle riforme strutturali essenziali per garantire la ripresa economica. Un'Italia che torna a crescere l'anno prossimo, che si impegna per recuperare la competitività persa, che rimette il debito/Pil sulla traiettoria in calo, è un invito a prende posto al tavolo della grande abbuffata di yield. «L'Italia è l'investimento con i prezzi più scontati (the cheapest) tra tutti quelli che seguiamo», annotava ieri Société Générale in un'analisi sul reddito fisso. «Il BTp trentennale rende ancora il 5%, dove lo trovi un rendimento così alto con un rischio più contenuto di quello spagnolo», ha affermato un trader in BTp, convinto che l'Italia non incorpori più quel rischio sistemico che lo scorso luglio - prima che Mario Draghi introducesse le OMTs (acquisti sul secondario di titoli di Stato dei Paesi che chiedono assistenza all'Esm) - aveva fatto schizzare il rendimento del BTp triennale al 5,65 per cento.
L'occasione è ghiotta: quel tempo che le banche centrali hanno comprato, ed è presto a dire se a caro prezzo, è un'opportunità da non perdere.
Qualcosa può andare storto e soffocare il rally, naturalmente. C'è chi teme che esploda il caso della Slovenia, ma il grosso pasticcio di Cipro non è risultato indigeribile. C'è chi si preoccupa per un declassamento dell'Italia: se da un lato è plausibile che le agenzie di rating siano disposte a concedere del tempo all'Italia, dall'altro lato il rischio sovrano italiano ha incassato già la spaventosa raffica di retrocessioni degli ultimi due anni. Quel che mette più paura, in fin dei conti, è il ritorno alle urne questa estate, un'ingovernabilità a oltranza che mandi all'aria le riforme strutturali, peggiorando la recessione e con essa un debito/Pil che intanto invece di scendere, è salito oltre il 130 per cento.
Quel che serve è la discesa di spread e rendimenti dei BTp, un rimedio che può funzionare meglio del taglio dei tassi della Bce perchè arriva diritto al cuore del problema, trascinando all'ingiù un costo del denaro troppo caro per le imprese italiane, PMI per prime. Così in attesa che la politica faccia la sua parte, il Tesoro fa la sua: dal prossimo lunedì si avvia il collocamento del quarto BTp Italia, titolo indicizzato all'inflazione italiana, per il palato del risparmiatore italiano, collocato da un sindacato di banche italiane (Unicredit e Banca Imi lead manager affiancate da Banca Akros e Banca Sella comanager). Se tutto andrà bene, la raccolta potrebbe arrivare a 6-7 miliardi, forse 10, portando il bottino delle aste di metà mese oltre 25 miliardi.