venerdì 28 giugno 2013

Vertice Ue, trovato l'accordo sul bilancio. Otto miliardi per il lavoro giovanile

Morningstar: puntare sui mercati in via di sviluppo è la carta che può essere vincente.

L’austerità in Europa sta per finire? La domanda gira da qualche settimana fra gli operatori internazionali. Cioè da quando, a fine maggio, la Commissione europea ha dato il permesso ad alcuni paesi periferici dell’area di prendersi altro tempo per rimettere a posto i bilanci. La decisione è arrivata insieme ad alcune dichiarazioni ufficiali di alcuni membri della Commissione (come il presidente Manuel Barroso) sulla necessità di spingere la crescita economica in un’area dove la disoccupazione – soprattutto giovanile – ha raggiunto livelli inaccettabili.
“Dire che stia per finire l’austerità è un errore”, spiega Josè Garcia-Zarate, analista di Morningstar. “Dare un po’ di tempo in più ad alcuni stati e approvare alcune manovre poco efficaci contro la disoccupazione non mettono in discussione il piano di lacrime e sangue che è alla base della politica anticrisi dell’Europa. Anche perché la Germania, lo stato più forte della regione e quello che può fare la voce grossa, continua a insistere sulla necessità dell’austerity per chi non ha i conti a posto”.

Bce senza bussola
Nel frattempo la Banca centrale europea prosegue la sua strategia che qualcuno definisce “senza direzione”. Da una parte non sembra intenzionata a dare una mano attraverso la politica monetaria (nell’ultima riunione ha lasciato i tassi invariati allo 0,5% nonostante l’inflazione – anche quella attesa – sia ben al di sotto del tetto massimo del 2%). Dall’altra il suo presidente Mario Draghi non perde occasione per ribadire che l’istituto garantirà la stabilità dei mercati (aggiungendo che, però non può occuparsi della crescita congiunturale). Tutto questo mentre le ultime proiezioni proprio della Bce danno l’Eurozona in contrazione dello 0,6% nel 2013 e vedono una crescita dell’1,1% nel 2014 (negli stessi periodi l’inflazione dovrebbe rimanere fra l’1,3% e l’1,4%). “In un mondo dove le Banche centrali sembrano iperattive, quella europea assomiglia a un eremita”, continua l’analista di Morningstar. “L’Eurotower continua a dire che la politica monetaria non può sostituire l’azione dei governi. Tuttavia noi siamo convinti che la porta per nuovi interventi da parte della Banca centrale sia sempre aperta, così come è giusto che sia”.

Le scelte operative

Gli investitori internazionali, intanto, guardano con interesse alle azioni del Vecchio continente. “In una situazione economica della regione stagnante, molte società sono state in grado di migliorare la loro situazione finanziaria”, spiega uno studio firmato da Joseph Tanious, Global Market Strategist di JP Morgan Funds. “Dopo aver ripulito i bilanci dai debiti, le aziende possono tornare a chiedere soldi al mercato a tassi di interesse molto bassi per finanziare future iniziative e, magari, rendere un po’ di valore agli azionisti. Il tutto con valutazioni al di sotto della media storica e più  interessanti di quelle dell’equity Usa”.
Dal punto di vista strategico torna di moda cercare società con una buona esposizione sui mercati emergenti. “In un mondo sempre più interconnesso, non importa dove una società ha il suo quartier generale, ma dove fa affari”, continua Tanious. “Di media le società europee ricavano un terzo dei guadagni dalle zone in via di sviluppo e, per alcune, la proporzione è anche più alta”.

mercoledì 26 giugno 2013

Draghi: abbassare il carico fiscale se danneggia economia e occupazione. Linea soft sui tassi

Sul Sole 24 Ore:

Messaggi rassicuranti dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi sul mantenimento di una linea morbida di politica monetaria, fatta di bassi tassi di interesse. «L'uscita dalla posizione accomodante è ancora distante, in quanto l'inflazione è bassa e la disoccupazione è alta», ha detto Draghi. «La Bce usa strumenti standard e non standard ma tutti basati sullo statuto», ha aggiunto il presidente dell'Eurotower alla giornata del consiglio economico della Cdu.
«L'Eurotower non comprimerà gli spread»
«La Bce non agirà per comprimere artificialmente gli spread», aggiunge il numero uno della Bce. Al contrario, «riteniamo che gli spread dovrebbero riflettere naturalmente la posizione di bilancio» degli Stati sovrani e «le prospettive economiche del Paese» in questione. Una politica monetaria «accomodante» resta appropriata per la Bce, ha proseguito il numero uno dell'Eurotower, secondo cui l'Omt, l'annunciato piano di acquisto dei bond, è «ancora più essenziale, ora». «La Bce usa strumenti standard e non standard ma tutti basati sullo statuto» ha detto ancora Draghi a Berlino. «La Bce usa strumenti standard e non standard ma tutti basati sullo statuto».
«Abbassare il carico fiscale se danneggia economia e lavoro»
Il consolidamento dei conti pubblici, può essere «amico della crescita», ha proseguito il presidente della Bce: «Dobbiamo tenere presente che debiti fondati su politiche di spesa non sono una strada per la crescita. Invece il consolidamento dei conti pubblici può essere fatto favorendo la crescita attraverso il taglio delle spese improduttive, fissando dei piani di finanza pubblica di medio termine credibili e dettagliati e abbassando il carico fiscale dove danneggia l'economia e in particolare la creazione di posti di lavoro», ha sottolineato ancora Draghi.

venerdì 21 giugno 2013

Banche private nel capitale di Bankitalia: un caso di conflitto di interessi?

Dal Corriere della Sera:

L’elenco dei partecipanti al capitale della Banca d’Italia parla chiaro: la maggioranza fa capo a banche e
assicurazioni. Eppure, una legge del 2005 aveva stabilito il trasferimento allo Stato entro tre anni delle quote in mano ai privati. Ma il regolamento attuativo non è mai stato approvato e la politica ha preferito sorvolare. A molti appare un enorme caso di conflitto di interessi, visto che tra i poteri della Banca centrale c’è quello di vigilare sul sistema bancario. Ma da Via Nazionale arrivano ciclicamente ampie rassicurazioni: il problema non c’è – è scritto in un recente comunicato ufficiale  - perché la governance, cioé la struttura decisionale prevista dallo Statuto, è indipendente dai partecipanti privati al capitale. Una posizione ribadita dallo stesso direttore generale  Salvatore Rossi. Al tema è dedicata la puntata settimanale di ‘Uomo da marciapiede’. La gran parte degli interpellati non conosce la questione. Altri sanno e dicono che è uno scandalo. Altri ancora la ritengono una cosa normale, perché le banche “non hanno alcuna influenza sul potere di vigilanza”.

giovedì 13 giugno 2013

Banco Desio si accorda coi sindacati, costo lavoro si ridurrà di 12 mln

Da Milano Finanza:

Accordo raggiunto coi sindacati sulla riduzione del personale e il titolo Banco Desio scatta in avanti a Piazza affari (+2,79% a quota 1,917 euro). La banca oggi ha siglato con una delegazione sindacale di Fabi, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca un accordo, nell'ambito del piano industriale 2013-2015, che prevede, in sintesi, una riduzione dell'organico di 100 unità (1.827 unità a fine marzo) e la trasformazione di almeno l'80% dei contratti a tempo determinato, apprendistato e inserimento, in contratti a tempo indeterminato.
La riduzione dell'organico avverrà per cessazione del rapporto di lavoro dei dipendenti che maturino il diritto alla pensione entro il 30 aprile 2014 e con l'accesso volontario al fondo di solidarietà per chi matura il diritto alla pensione entro fine 2018. Questi interventi comporteranno un onere una tantum di 17 milioni nel primo semestre di quest'anno ma produrranno a regime, cioè dal 2016 e per gli anni successivi, una riduzione del costo del lavoro pari a 12 milioni.
Il piano industriale 2013-2015 del Banco Desio ha fissato per il 2015 l'obiettivo di un utile intorno a 40 milioni, un cost/income al 58%, un margine di intermediazione a +5%, una raccolta diretta oltre il 5% e indiretta oltre il 3% con un core tier 1 oltre l'11% e un total capital ratio oltre il 12,5%.
Target ambiziosi, soprattutto a livello di utile, considerando che l'istituto ha archiviato l'esercizio 2012 con un utile netto consolidato pari a 20,2 milioni di euro, in calo di 55,1% rispetto a 44,942 milioni del 2011. Mentre nel primo trimestre di quest'anno l'utile netto consolidato di pertinenza della capogruppo è risultato pari a 3 milioni euro, in netto calo dai 17,8 milioni dei primi tre mesi del 2012 a causa del maggior peso delle rettifiche su crediti, passate da 15,9 milioni a 23,8 milioni.

venerdì 7 giugno 2013

Andrea Cingoli: sopravvive chi ha una visione di lungo periodo

Andrea Cingoli
Andrea Cingoli, ad di Banca Esperia
Andrea Cingoli, amministratore delegato di Banca Esperia, la private banking joint-venture tra Mediobanca e Mediolanum, espone al Quotidiano Nazionale il suo pensiero riguardo alle pmi: vince chi ha una visione di lungo periodo ma il problema è come superare la dimensione familiare delle imprese italiane. Una migliore gestione aziendale deve passare necessariamente attraverso la competitività. Per fare questo però la gestione deve anche essere affidata a mani esterne con maggiore esperienza e competenza finanziaria e internazionale. Andrea Cingoli conclude così il suo discorso: “Su questo punto le piccole e medie imprese italiane devono ancora imparare molto, se non vogliono restare schiacciate dalla concorrenza”.

Draghi: «Ripresa più lontana nell’eurozona disoccupazione giovanile inaccettabile»

Dal Corriere della Sera: il credito è debole. Il presidente della Bce: «Flessibilità tutta scaricata sui giovani» 

Le riforme del mercato del lavoro «hanno scaricato tutta la flessibilità sulle spalle dei giovani» e ciò, insieme alla globalizzazione, è il principale motivo dell’elevata disoccupazione giovanile nell’Eurozona. Il presidente della Bce, Mario Draghi, che ha rinnovato l’invito ai governi affinché venga corretta la stortura di una disoccupazione giovanile che raggiunto «livelli inaccettabile». La Banca centrale europea ha nuovamente tagliato le sue stime per la crescita dell’Eurozona per il 2013, ora a -0,6% contro -0,5% indicato tre mesi fa. Per il 2014 le nuove stime danno +1,1%, rivisto lievemente al rialzo.


RIFORME AVANTI - I Paesi in difficoltà che ora godono di un atteggiamento più favorevole da parte dei mercati non devono abbassare la guardia e abbandonare gli sforzi per realizzare le riforme strutturali per la crescita.  TASSI FERMI - Il tasso d’interesse di riferimento è rimasto fermo allo 0,50%, livello che rappresenta il minimo storico dalla nascita dell’euro. La decisione era attesa dal mercato, anche se alcuni analisti non escludono che un ulteriore ribasso dello 0,25% possa essere deciso entro luglio. Molto dipenderà dalle scelta della Fed, la banca centrale americana. Invariati anche il tasso marginale all’1% e quello sui depositi a zero.

LA DECISIONE - «A grandissima maggioranza il consiglio direttivo della Bce» ha ritenuto non esistessero le condizioni per un nuovo taglio dei tassi. Lo ha detto in conferenza stampa il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi. «Abbiamo avuto un’ampia discussione su quelle misure che devono affrontare i problemi di finanziamento» ha aggiunto. Fra le misure valutate, le iniezioni di liquidità (Ltro), le asset-backed securities, la politica dei collaterali

STRESS TEST - I nuovi stress test che la Bce condurrà dovranno avvenire dopo l’impegno dei governi e delle altre istituzioni a fornire un sostegno per il rafforzamento del capitale delle banche. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi: «non vogliamo fare l’errore del 2011», ha detto Draghi.