Ofnews pubblica un articolo per cercare di far luce sul quadro della situazione che ci attende nel 2013. “Battere l’austerità” (Barclays Bank), “Bloccati a metà strada” (Morgan Stanley), “Rintracciare la crescita nella stagnazione (Goldman Sachs), “Uscire dall’incertezza” (Société Générale) . Una lettura dei titoli degli studi condotti dalle principali banche internazionali sulle prospettive economiche dell’Europa e del mondo per il prossimo 2013 fa capire subito che l’anno che verrà non sarà dei più semplici. E che le prospettive ancora incerte dell’economia mondiale condizioneranno pesantemente tutte le scelte di investimento future.
Eppure il tono generale di questi studi, un po’ per un implicito obbligo di far professione di ottimismo, e un po’ per reale convinzione, non ha, in definitiva, tinte troppo fosche. La sintesi delle previsioni macroeconomiche delle grandi banche d’affari internazionali è presto fatta. Il mondo crescerà, ma a un tasso inferiore a quello registrato nell’ultimo quinquennio e che ballerà leggermente al di sopra, oppure al di sotto del 3%.
L’eurozona sopravviverà e anzi nel 2013 uscirà rafforzata dalla crisi , nonostante una recessione che viene stimata nell’ordine dello 0,2-0,4%, con punte più accentuate proprio nei paesi deboli dell’area euro. In Italia e in Spagna la contrazione del Pil sarà, per entrambi i paesi, superiore al 2%.
C’è poi la grande incognita del “fiscal cliff” , il baratro fiscale americano, fatto di tagli automatici alla spesa pubblica e aumento delle tasse. Una tagliola che potrebbe causare una seconda, non piccola, recessione. Ma anche su questo punto gli osservatori e gli economisti sono ragionevolmente ottimisti.
Un accordo per una soluzione “morbida” dei problemi del debito pubblico statunitense verrà trovata, dicono gli esperti. I paesi in via di sviluppo, infine, continueranno a svolgere la funzione di traino dell’economia mondiale che hanno assunto da qualche anno.
Un quadro macroeconomico complesso, dunque, quello che si delinea per il 2013, ma che non dovrebbe avere in sé nulla di catastrofico.
Le conseguenze sulle scelte di investimento verranno esaminate da OF più nel dettaglio a partire da gennaio. Possiamo tuttavia anticipare già adesso che l’orientamento generale dei grandi investitori tende a privilegiare le classi di attivi più rischiose, a cominciare dalle azioni (con l’indice Msci World già cresciuto di circa il 13% nel 2012) e le obbligazioni ad alto rischio (high yield, una performance di oltre il 20% in dodici mesi).
C’è invece scetticismo sulle prospettive di ulteriore guadagno per il mercato del reddito fisso, che nell’anno che sta per concludersi ha registrato un risultato consolidato, fra cedole e capital gain, di circa l’11%. L’indicazione è, in generale, quella di stare neutrali sul reddito fisso . Conviene, infine, ridurre, la componente cash (liquidità) , di un portafoglio finanziario, perché sebbene l’inflazione non faccia paura (nell’eurozona per il 2013 è stimato un tasso di aumento del costo della vita inferiore al 2%), i ritorni degli investimenti di breve termine e di mercato monetario faticano a tener dietro alla dinamica dei prezzi e realizzano, di fatto, un rendimento reale negativo.
venerdì 21 dicembre 2012
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