Andrea Cingoli, ad di Banca Esperia |
venerdì 31 maggio 2013
Andrea Cingoli: le pmi vanno patrimonializzate
lunedì 27 maggio 2013
Profumo: «Riusciremo a rilanciare Mps»
Leggendo sul Sole 24 Ore, il futuro di Mps sembra sull'onda del rilancio.
«Pensiamo di riuscire a farcela: rilanceremo Mps». Alessandro Profumo, amministratore delegato del Monte dei Paschi, indica la sua ricetta per il ritorno alla redditività della banca senese al convegno «Crescere tra le righe» in corso di svolgimento al Borgo La Bagnaia in occasione dell'ottava edizione dell'Osservatorio permanente giovani-editori.
La strada da percorrere non sarà tuttavia semplice e ha una fermata obbligatoria: il rimborso dei 4 miliardi di Monti bond, che nel caso non avvenisse ha l'evidente rischio di una nazionalizzazione del gruppo senese legata al probabile ingresso del Tesoro per effetto del pagamento in azioni. Profumo elenca allora la ricetta che porta al rimborso delle obbligazioni governative: «Ogni anno paghiamo gli interessi ma la scadenza temporale è molto più lunga. Abbiamo già detto come pensiamo di fare. Dobbiamo rimborsarli rendendo la banca più efficiente con più reddito, riqualificando i ricavi e tagliando i costi. Un aumento di capitale (fino a un miliardo entro i prossimi due anni, ndr) certamente dovremo farlo e poi dovremo riposizionare la banca, rendendola più efficente». Il tema della nazionalizzazione quindi per ora non è all'ordine del giorno. «Noi lavoriamo per avere un Monte dei Paschi di Siena indipendente» ribatte Profumo, rispondendo alle speculazioni su un possibile futuro della banca senese sotto il controllo pubblico. Come non sembra all'ordine del giorno una fusione con Bancoposta, controllata di Poste Italiane. L'indiscrezione, riportata ieri dal settimanale L'Espresso, è stata smentita giovedi dallo stesso amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola, e dall'amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi. [...].
Alcune persone della precedente gestione Mps, spiega Profumo, «hanno deciso di nascondere problemi per mantenere le posizioni, hanno fatto scelte fuori dalle regole, tagliato angoli e nascosto problemi: hanno sfruttato persone deboli che, avendo famiglia, non avevano il coraggio di dire che certe scelte erano sbagliate. In particolare, mancavano criteri fondamentali di buona governance». L'Ad ha toccato anche il tema delle Authority e del rispetto delle regole: «Quello che è accaduto al Monte dei Paschi poteva succedere in altre situazioni nel nostro Paese, perché non abbiamo la cultura delle regole».
Il tema più scottante resta quella della mala-gestione del precedente management. Parlando della precedente gestione su cui la procura di Siena sta indagando sia per lo scandalo dei derivati sia per l'acquisizione di Antonveneta, Profumo ricalca quanto già detto in assemblea al momento della votazione dell'azione di responsabilità ai danni di Giuseppe Mussari (ex presidente) e Antonio Vigni (ex dg).
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mercoledì 22 maggio 2013
Lo spread è stabile, ma le vendite si accaniscono su Mps
Monte dei Paschi di Siena su Milano Finanza:
Prosegue in calo la seduta di Piazza Affari con l'indice Ftse Mib in flessione dello 0,40%. Sul mercato dei titoli di Stato il Btp a 10 anni è scambiato a un rendimento del 3,92% con lo spread stabile a quota 254 punti base, ma le banche perdono terreno, soprattutto Mps (-1,10 % a 0,2346 euro) all'indomani della notizia che le indagini relative alla cosiddetta "banda del 5%" si sono concentrate su una cospicua somma di denaro che, tramite operazioni strutturate, sarebbe circolata da San Marino fino all'arcipelago della Repubblica di Vanuatu, paradiso fiscale da cui i soldi sarebbero rientrati in Italia con lo scudo fiscale.
Secondo fonti investigative, il quadro dell'inchiesta sulla "banda del 5%" sembrerebbe sempre più chiaro, specie dopo la quindicina di perquisizioni condotte lo scorso 16 maggio dagli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza in varie città d'Italia e in Svizzera. Per quanto riguarda invece il filone d'inchiesta sui derivati sottoscritti da Mps con Nomura e Deutsche Bank sembra essere slittata ulteriormente la decisione del riesame sulla mancata convalida da parte del gip Ugo Bellini del
provvedimento di sequestro da 1,8 miliardi di euro a Nomura. La decisione era attesa in un primo momento per la fine di maggio. Mentre le indagini proseguono, le due principali sfide del management di Mps restano il riequilibrio del funding, attualmente sovraesposto alla raccolta via Ltro (oltre il 20% del totale delle fonti di funding) e la qualità del credito, vista l'accelerazione nel primo trimestre di quest'anno della generazione di crediti problematici a 4,2% dal 3,8% del quarto trimestre 2012. In base alle stime di Equita, uno scenario base case è rappresentato da un target di Core Tier 1 ratio 2015 del 10,5%, da 480 milioni di euro derivanti dalla cessione dell'IT e da un miliardo di euro di aumento di capitale nel 2014. Mps dovrebbe convertire circa un miliardo di euro di Monti bond e il tangible equity scenderebbe a 0,35 euro per azione con il titolo che tratterebbe a un rapporto prezzo/tangible equity di 0,66 volte e a un rapporto prezzo/utile rettificato di 13,4 volte. Il downside è rappresentato dalla scarsa visibilità sul miglioramento del Core Tier 1 ratio via cessioni e dal deterioramento dell'asset quality. Lo scenario rialzista della sim è legato all'opzionalità sull'aumento dei tassi a breve (+30% di utile in caso di 25bps di aumento dell'Euribor), sull'ulteriore riduzione dello spread e su eventuali incassi dalle cause con le banche d'affari internazionali. Dopo aver alzato la stima dell'utile 2015 da 187 a 278 milioni, il target price di Equita su Mps passa da 0,15 a 0,19 euro, ma il rating resta hold proprio per le criticità sopra evidenziate.
lunedì 20 maggio 2013
Andrea Cingoli: pianificare per contrastare la crisi
Andrea Cingoli, ad Banca Esperia |
giovedì 16 maggio 2013
Le banche hanno bisogno delle magie di Draghi
Da Morningstar:
La bacchetta di Mario Draghi ha fatto magie per i titoli del comparto finanziario. Ma ora, dicono gli analisti, l’incantesimo potrebbe spezzarsi. Da quando il presidente delle Bce a luglio dell’anno scorso ha detto che l’istituto centrale avrebbe fatto tutto il necessario per salvare l’euro, i titoli bancari sono saliti di quasi il 50%. Una performance niente male per un segmento legato a filo doppio al ciclo congiunturale che dovrebbe essere abbacchiato per le deboli prospettive economiche del Vecchio continente.
Lasciare o tenere?
Logico quindi che gli operatori inizino a chiedersi se valga la pena puntare ancora su questi titoli e dove sono (se ci sono) le opportunità di acquisto. “Secondo noi le azioni del settore bancario europeo sono valutate correttamente e non ci sono ulteriori margini di miglioramento”, dice senza girarci intorno Erin Davis, analista di Morningstar. “Ai valori attuali non ci sono i margini di sicurezza sufficienti per continuare a puntare sul settore. Soprattutto alla luce dei rischi che corre l’economia della regione e della possibilità di nuovi shock, come quelli a cui abbiamo assistito per il salvataggio di Cipro”.
Se si guarda alle valutazioni del comparto (mediamente 0,9 volte rispetto ai valori di libro) sembra quasi che il mercato dia per scontata una imminente ripresa dell’Europa. Un’eventualità che, tuttavia, i numeri faticano a dimostrare. La Commissione Europea ha pubblicato le stime trimestrali sull’economia europea, abbassandole di un decimo sul 2013 (da -0,3% a -0,4%) e di due decimi sul 2014 (da +1,4% a +1,2%). La seconda lettura degli indici Pmi di aprile ha fatto registrare una leggera revisione verso l’alto dei dati, con il composite area Euro a 46,9 dalla prima lettura di 46,6 e contro il 46,5 di marzo. I dati rimangono comunque su livelli coerenti con un Pil (Prodotto interno lordo) in contrazione. Il dato generale sulle vendite al dettaglio europee di marzo è stato in linea con le attese, a -0,1% mese su mese. Alle variazioni negative di Italia, Germania e Spagna si è contrapposto il rimbalzo dei consumi in Francia. E lo scenario rimane quantomeno incerto in Europa, vista la situazione del mercato del lavoro. “Alla luce di questa situazione gli investitori dovrebbero aspettare una discesa di almeno il 40% del valore dei titoli prima di prendere in considerazione l’acquisto dei bancari”, continua l’analista di Morningstar.
Oltre ai rischi legati alla congiuntura, bisogna poi considerare quelli connessi alle scelte politiche dell’Europa. Le banche potrebbero finire nuovamente nel mirino dei legislatori se si decidesse di procedere al salvataggio di uno stato attraverso prelievi forzosi sui conti correnti. Una iattura per i risparmiatori, ma anche un bel guaio per le banche che, presumibilmente, si troverebbero ad avere a che fare con una corsa al ritiro dei soldi da parte dei correntisti. “In una situazione del genere gli istituti di credito avrebbero anche difficoltà a reperire capitali sul mercato”, dice Davis.
La bacchetta di Mario Draghi ha fatto magie per i titoli del comparto finanziario. Ma ora, dicono gli analisti, l’incantesimo potrebbe spezzarsi. Da quando il presidente delle Bce a luglio dell’anno scorso ha detto che l’istituto centrale avrebbe fatto tutto il necessario per salvare l’euro, i titoli bancari sono saliti di quasi il 50%. Una performance niente male per un segmento legato a filo doppio al ciclo congiunturale che dovrebbe essere abbacchiato per le deboli prospettive economiche del Vecchio continente.
Lasciare o tenere?
Logico quindi che gli operatori inizino a chiedersi se valga la pena puntare ancora su questi titoli e dove sono (se ci sono) le opportunità di acquisto. “Secondo noi le azioni del settore bancario europeo sono valutate correttamente e non ci sono ulteriori margini di miglioramento”, dice senza girarci intorno Erin Davis, analista di Morningstar. “Ai valori attuali non ci sono i margini di sicurezza sufficienti per continuare a puntare sul settore. Soprattutto alla luce dei rischi che corre l’economia della regione e della possibilità di nuovi shock, come quelli a cui abbiamo assistito per il salvataggio di Cipro”.
Se si guarda alle valutazioni del comparto (mediamente 0,9 volte rispetto ai valori di libro) sembra quasi che il mercato dia per scontata una imminente ripresa dell’Europa. Un’eventualità che, tuttavia, i numeri faticano a dimostrare. La Commissione Europea ha pubblicato le stime trimestrali sull’economia europea, abbassandole di un decimo sul 2013 (da -0,3% a -0,4%) e di due decimi sul 2014 (da +1,4% a +1,2%). La seconda lettura degli indici Pmi di aprile ha fatto registrare una leggera revisione verso l’alto dei dati, con il composite area Euro a 46,9 dalla prima lettura di 46,6 e contro il 46,5 di marzo. I dati rimangono comunque su livelli coerenti con un Pil (Prodotto interno lordo) in contrazione. Il dato generale sulle vendite al dettaglio europee di marzo è stato in linea con le attese, a -0,1% mese su mese. Alle variazioni negative di Italia, Germania e Spagna si è contrapposto il rimbalzo dei consumi in Francia. E lo scenario rimane quantomeno incerto in Europa, vista la situazione del mercato del lavoro. “Alla luce di questa situazione gli investitori dovrebbero aspettare una discesa di almeno il 40% del valore dei titoli prima di prendere in considerazione l’acquisto dei bancari”, continua l’analista di Morningstar.
Oltre ai rischi legati alla congiuntura, bisogna poi considerare quelli connessi alle scelte politiche dell’Europa. Le banche potrebbero finire nuovamente nel mirino dei legislatori se si decidesse di procedere al salvataggio di uno stato attraverso prelievi forzosi sui conti correnti. Una iattura per i risparmiatori, ma anche un bel guaio per le banche che, presumibilmente, si troverebbero ad avere a che fare con una corsa al ritiro dei soldi da parte dei correntisti. “In una situazione del genere gli istituti di credito avrebbero anche difficoltà a reperire capitali sul mercato”, dice Davis.
venerdì 10 maggio 2013
Andrea Cingoli vede la crisi come motore di cambiamento
Andrea Cingoli, a.d. di Banca Esperia |
mercoledì 8 maggio 2013
Bankitalia, Rossi è il nuovo dg. Sanucci è vice direttore generale
Repubblica rende noto il nome del nuovo direttore di Bankitalia.
MILANO - E' Salvatore Rossi il nuovo direttore generale della Banca d'Italia. Lo ha nominato il Consiglio Superiore di Bankitalia - a seguito della nomina di Fabrizio Saccomanni a ministro dell'Economia e delle Finanze - su proposta del Governatore, Ignazio Visco. Rossi era già membro del Direttorio in qualità di vice direttore generale. In conseguenza di tale nomina, e al fine di integrare il Direttorio, il consiglio superiore, sempre su proposta del Governatore, ha nominato vice direttore generale Valeria Sannucci.
Salvatore Rossi. Nato a Bari il 6 gennaio 1949, laureato in matematica, è membro del direttorio e vice direttore generale di Bankitalia dal 17 gennaio 2012, dal primo gennaio scorso è anche membro del direttorio integrato dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass). Nel 2013 ha fatto parte del "gruppo di lavoro in materia economico - sociale ed europea", istituito dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Nel 2011 è stato segretario generale della Banca d'Italia e consigliere del direttorio per i problemi della politica economica, prima è stato direttore centrale per la ricerca economica e le relazioni internazionali e capo del servizio studi. Rossi è membro del comitato strategico del Fondo strategico italiano (Fsi), del consiglio di amministrazione della Fondazione del centro internazionale di studi monetari e bancari (Icmb) di Ginevr
consiglio direttivo dell'Einaudi institute for economics and finance (Eief), dell'Istituto affari internazionali (Iai), del consiglio di amministrazione dell'istituto Adriano Olivetti (Istao), del comitato scientifico della rivista L'industria e dello Eurosystem it steering committee.
a, del consiglio di presidenza della Società italiana degli economisti (Sie), del
MILANO - E' Salvatore Rossi il nuovo direttore generale della Banca d'Italia. Lo ha nominato il Consiglio Superiore di Bankitalia - a seguito della nomina di Fabrizio Saccomanni a ministro dell'Economia e delle Finanze - su proposta del Governatore, Ignazio Visco. Rossi era già membro del Direttorio in qualità di vice direttore generale. In conseguenza di tale nomina, e al fine di integrare il Direttorio, il consiglio superiore, sempre su proposta del Governatore, ha nominato vice direttore generale Valeria Sannucci.
Salvatore Rossi. Nato a Bari il 6 gennaio 1949, laureato in matematica, è membro del direttorio e vice direttore generale di Bankitalia dal 17 gennaio 2012, dal primo gennaio scorso è anche membro del direttorio integrato dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass). Nel 2013 ha fatto parte del "gruppo di lavoro in materia economico - sociale ed europea", istituito dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Nel 2011 è stato segretario generale della Banca d'Italia e consigliere del direttorio per i problemi della politica economica, prima è stato direttore centrale per la ricerca economica e le relazioni internazionali e capo del servizio studi. Rossi è membro del comitato strategico del Fondo strategico italiano (Fsi), del consiglio di amministrazione della Fondazione del centro internazionale di studi monetari e bancari (Icmb) di Ginevr
consiglio direttivo dell'Einaudi institute for economics and finance (Eief), dell'Istituto affari internazionali (Iai), del consiglio di amministrazione dell'istituto Adriano Olivetti (Istao), del comitato scientifico della rivista L'industria e dello Eurosystem it steering committee.
a, del consiglio di presidenza della Società italiana degli economisti (Sie), del
venerdì 3 maggio 2013
E Draghi prolunga fino a metà 2014 le aste per fornire liquidità illimitata al sistema bancario
Il Corriere della Sera pensa positivo. La Bce ha adottato diverse misure per fornire liquidità e rilanciare il credito al settore privato.
BRATISLAVA – Da Bratislava, la capitale della Slovacchia, la Bce è scesa in campo in modo deciso per rilanciare l’economia e i prestiti al settore privato, tagliando i tassi di interesse e garantendo liquidità «fino a quando è necessario», e almeno fino al luglio del 2014. Perché l’inflazione è calata più in fretta del previsto, a un minimo pari all’1,2%, mentre l’obiettivo principale perseguito dalla Bce corrisponde a un target inferiore ma vicino al 2%, e anche le aspettative per il futuro sono ben ancorate a questo obiettivo.
SPAZIO DI MANOVRA - In questo quadro la Bce aveva ancora spazio di manovra per contribuire a sostenere la ripresa dell’economia, la quale, contrariamente al previsto, arriverà soltanto «più tardi» nel corso della seconda metà dell’anno. Mentre il settore del credito continua ad arrancare, soprattutto nei paesi sotto stress, anche se recentemente è intervenuto un leggero miglioramento, a fronte, tuttavia, di un aumento della domanda e di un restringimento delle condizioni dei prestiti. Da un lato quindi, le manovre guidate dal presidente della Bce Mario Draghi, contribuiranno a dare più ossigeno alle famiglie e alle imprese, rendendo meno caro il debito nei confronti del sistema bancario. Inoltre, sempre per cercare di riattivare il flusso di credito alle imprese e sostenere la ripresa, il Consiglio direttivo della Bce ha iniziato consultazioni con altre istituzioni, come l’Ebrd (L’Ente europeo per la ricerca e lo sviluppo), per trovare misure atte a sostenere i titoli che hanno come collaterali i prestiti emessi dalle banche, e facilitare così il flusso di credito a famiglie e imprese. Ma l’altro segnale, altrettanto importante, è stata la misura di prolungare fino a metà 2014 le aste trimestrali con le quali fornisce liquidità illimitata al sistema bancario, per rendere più certo il rifinanziamento delle banche in un orizzonte temporale garantito e migliorare così la fiducia nei mercati. In questo modo le banche «non avranno scuse», ha detto Draghi, sperando che gli istituti di credito tornino a prestare danaro a tassi inferiori invece che tenere ben stretta la liquidità, contribuendo nel frattempo a migliorare anche la frammentazione dei mercati finanziari, che costituisce uno dei problemi principali sorti con la crisi. La Bce ha dato un nuovo contributo alla crisi, ma esorta ora i governi a proseguire sulla strada delle riforme e, a Bruxelles, a spronare l’introduzione «cruciale» dell’unione bancaria.
BRATISLAVA – Da Bratislava, la capitale della Slovacchia, la Bce è scesa in campo in modo deciso per rilanciare l’economia e i prestiti al settore privato, tagliando i tassi di interesse e garantendo liquidità «fino a quando è necessario», e almeno fino al luglio del 2014. Perché l’inflazione è calata più in fretta del previsto, a un minimo pari all’1,2%, mentre l’obiettivo principale perseguito dalla Bce corrisponde a un target inferiore ma vicino al 2%, e anche le aspettative per il futuro sono ben ancorate a questo obiettivo.
SPAZIO DI MANOVRA - In questo quadro la Bce aveva ancora spazio di manovra per contribuire a sostenere la ripresa dell’economia, la quale, contrariamente al previsto, arriverà soltanto «più tardi» nel corso della seconda metà dell’anno. Mentre il settore del credito continua ad arrancare, soprattutto nei paesi sotto stress, anche se recentemente è intervenuto un leggero miglioramento, a fronte, tuttavia, di un aumento della domanda e di un restringimento delle condizioni dei prestiti. Da un lato quindi, le manovre guidate dal presidente della Bce Mario Draghi, contribuiranno a dare più ossigeno alle famiglie e alle imprese, rendendo meno caro il debito nei confronti del sistema bancario. Inoltre, sempre per cercare di riattivare il flusso di credito alle imprese e sostenere la ripresa, il Consiglio direttivo della Bce ha iniziato consultazioni con altre istituzioni, come l’Ebrd (L’Ente europeo per la ricerca e lo sviluppo), per trovare misure atte a sostenere i titoli che hanno come collaterali i prestiti emessi dalle banche, e facilitare così il flusso di credito a famiglie e imprese. Ma l’altro segnale, altrettanto importante, è stata la misura di prolungare fino a metà 2014 le aste trimestrali con le quali fornisce liquidità illimitata al sistema bancario, per rendere più certo il rifinanziamento delle banche in un orizzonte temporale garantito e migliorare così la fiducia nei mercati. In questo modo le banche «non avranno scuse», ha detto Draghi, sperando che gli istituti di credito tornino a prestare danaro a tassi inferiori invece che tenere ben stretta la liquidità, contribuendo nel frattempo a migliorare anche la frammentazione dei mercati finanziari, che costituisce uno dei problemi principali sorti con la crisi. La Bce ha dato un nuovo contributo alla crisi, ma esorta ora i governi a proseguire sulla strada delle riforme e, a Bruxelles, a spronare l’introduzione «cruciale» dell’unione bancaria.
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