Il finanziamento triennale da 1,5 miliardi di euro concesso dalla Bce alla Banca Popolare di Vicenza sarà destinato soprattutto al credito alle imprese del territorio. Lo assicura il presidente dell'istituto, Gianni Zonin, in un'intervista.
"L'iniezione di liquidità dalla Banca centrale - aggiunge Zonin - servirà all'istituto vicentino anche per la gestione delle obbligazioni in scadenza. La Bpvi ha ottenuto dalla Bce il finanziamento al tasso dell'1%."
"Noi siamo una banca popolare - spiega Zonin - che ha come scopo primario quello di favorire lo sviluppo delle imprese del territorio in cui opera". "E' evidente - aggiunge - che questa iniezione di risorse ci permetterà di perseguire questo obiettivo e di continuare così ad assicurare il credito al sistema imprenditoriale. E, tenuto conto delle nostre obbligazioni in scadenza vedremo di mantenere l'equilibrio finanziario".
(da Vicenzatoday)
venerdì 23 dicembre 2011
venerdì 9 dicembre 2011
Francesco Saverio Vinci
Francesco Saverio Vinci, nato a Milano il 10 novembre 1962, è sposato, con 2 figli. Dopo aver conseguito la maturità nel 1981 al liceo classico Parini di Milano, si è iscritto alla facoltà di Economia Aziendale dell’Università Bocconi, dove si è laureato nel 1987.
Francesco Saverio Vinci è Direttore Generale e Vice Presidente del Comitato Esecutivo di Mediobanca, dove ha iniziato a lavorare nel 1987, ricoprendo incarichi di sempre crescente responsabilità:
Francesco Saverio Vinci è Direttore Generale e Vice Presidente del Comitato Esecutivo di Mediobanca, dove ha iniziato a lavorare nel 1987, ricoprendo incarichi di sempre crescente responsabilità:
- Direttore Centrale dell’Area Mercati Finanziari dal 2000
- Vice Direttore Generale dal marzo 2006
- Componente del Consiglio di Gestione dal luglio 2007
- Componente del Consiglio di Amministrazione e Membro del Comitato Esecutivo dall’ottobre 2008
- Direttore Generale e Vice Presidente del Comitato Esecutivo dal maggio 2010
- membro del CdA di Assicurazioni Generali,
- membro del CdA di Banca Esperia,
- membro del CdA di Compagnie Monégasque de Banque,
- Vice Presidente di Mediobanca Securities USA LLC,
- membro del CdA di Perseo S.p.A.,
- membro del CdA di Italmobiliare.
Etichette:
biografie,
Francesco Saverio Vinci
martedì 22 novembre 2011
Francesco Perilli di Equita Sim
Francesco Perilli è l'Amministratore Delegato di EquitaSim.
Ex Ufficiale di Marina, laureato con lode in Bocconi e si specializzato alla New York University, Francesco Perilli lavora in EquitaSim dal 1985 ed ha seguito la trasformazione dalla ex Euromobiliare Sim.
Perilli è inoltre membro della commissione direttiva di Assosim, dal 1994, ed stato membro dell’ultimo comitato direttivo di Borsa Italiana, da aprile 1996 a dicembre 1997, prima della privatizzazione.
Ha un suo sito personale, www.francescoperilli.com dove oltre al suo curriculum si trovano una rassegna stampa e una raccolta di comunicati.
Il sito della società che dirige, EquitaSim, è invece www.equitasim.it.
Ex Ufficiale di Marina, laureato con lode in Bocconi e si specializzato alla New York University, Francesco Perilli lavora in EquitaSim dal 1985 ed ha seguito la trasformazione dalla ex Euromobiliare Sim.
Perilli è inoltre membro della commissione direttiva di Assosim, dal 1994, ed stato membro dell’ultimo comitato direttivo di Borsa Italiana, da aprile 1996 a dicembre 1997, prima della privatizzazione.
Ha un suo sito personale, www.francescoperilli.com dove oltre al suo curriculum si trovano una rassegna stampa e una raccolta di comunicati.
Il sito della società che dirige, EquitaSim, è invece www.equitasim.it.
sabato 29 ottobre 2011
Andrea Cingoli: buone prospettive per l'ultimo trimestre
Andrea Cingoli |
"Per l'ultimo trimestre del 2011 - conclude Andrea Cingoli - ci attendiamo un ulteriore proseguimento delle dinamiche dei primi 9 mesi e del processo di crescita con l'obiettivo di raccolta per l'anno di 1,5 miliardi di euro".
venerdì 28 ottobre 2011
Andrea Cingoli: Banca Esperia a Cesena
Andrea Cingoli |
«Cesena e la Romagna - spiega Andrea Cingoli - sono un territorio dove riteniamo vi sia una clientela potenziale molto interessante per una banca come la nostra che non è una classica banca commerciale ma che, come gli istituti tradizionali, crede che il rapporto con il territorio, la vicinanza anche fisica ai propri clienti, sia un ottimo fertilizzante per un terreno già ricco. Non ci nascondiamo che Cesena quest'anno si candida a essere la città con il più alto reddito pro capite d'Italia. La forte presenza di piccole e medie imprese, la grande maggioranza delle quali ha carattere familiare, è l'altro forte fattore di attrazione».
(da Il Resto del Carlino)
martedì 6 settembre 2011
Alberto Nagel
Alberto Nagel |
La sua biografia:
Alberto Nagel è nato a Milano il 7 giugno del 1965. Dopo la la maturità classica si è laureato in Economia Aziendale presso l'Università Bocconi, nel 1990.
Assunto in Mediobanca il 2 aprile 1991, Alberto Nagel vi ha svolto la sua intera carriera con responsabilità sempre crescenti: prima presso il Servizio Finanziario, poi al Segretariato Generale del quale diventa Responsabile nel 1997, per poi assumere, con l'evoluzione della struttura Organizzativa di Mediobanca, la Responsabilità della Divisione Investment Banking. Alberto Nagel viene poi nominato Funzionario nel 1995, Direttore Centrale nel 1998, Vice Direttore Generale nel 2002, Direttore Generale nel 2003, Consigliere Delegato nel 2002 e infine Amministratore Delegato nel 2008.
Nagel è anche Vicepresidente di Assicurazioni Generali e Consigliere di Amministrazione in Banca Esperia e in ABI (Associazione Bancaria Italiana).
lunedì 5 settembre 2011
Alberto Nagel: soci e strategie per Mediobanca
Alberto Nagel |
Ecco le principali novità del nuovo corso in Mediobanca, con Diego Della Valle che è salito all'1,9% e Vincent Bollorè che punta al 6% (il secondo azionista singolo dopo Unicredit con l'8,6%).
"Ci sono elementi che appartengono al «nuovo corso» dell'istituto guidato da Alberto Nagel, sempre meno holding e più banca d'affari, più internazionale e retail. Un nuovo corso che si ritrova anche nella quotazione: rispetto ad agosto 2010 la capitalizzazione di Mediobanca è rimasta pressoché invariata a 5,5 miliardi. Però 12 mesi fa la partecipazione in Generali (13,2% circa) valeva 3 miliardi, mentre le attività bancarie 2,5. Oggi i pesi si sono invertiti: la quota detenuta nel Leone ha perso circa 500 milioni, la banca ne ha guadagnati 500.
In quanto alla solidità, Mediobanca ha oggi un core tier 1 superiore all'11%. Facendo sempre riferimento ai termini messi sotto osservazione da Basilea 3, l'istituto non mostra tensioni sulla liquidità. Il rapporto fra impieghi (35 miliardi circa) e raccolta (52 miliardi) è pari al 70%: ciò significa che il 30% è liquidità, tesoreria, e che la banca non ha bisogno di raccogliere «a qualunque prezzo», anzi."
Dal punto di vista industriale va segnalato il successo di Che Banca! e l'attenzione alla partita sulla Popolare di Milano. E nel futuro sembra esserci sempre meno holding e maggior impegno sul fronte del "merchant".
(da Corriere della Sera: "Mediobanca: soci e strategie. Nuovo attivismo in Piazzetta Cuccia")
Etichette:
Alberto Nagel,
banche,
Vincent Bolloré
mercoledì 31 agosto 2011
Andrea Cingoli
Andrea Cingoli è l'Amministratore Delegato di Banca Esperia, la boutique di private banking di Mediobanca (vedi il profilo di Cingoli sul sito del Gruppo Banca Esperia).Cingoli è anche membro del CdA e del Comitato Direttivo e rappresentante di Banca Esperia in AIPB, l'Associazione Italiana Private Banking.
La sua biografia:
Andrea Cingoli è nato a Vimercate il 29 agosto del 1960.
È sposato dal 1988 con Cinzia Mollino e ha due figli: Francesco e Alessandro, nati rispettivamente nel 1992 e nel 1996.
Dopo essersi diplomato presso il liceo classico dell'Istituto Zaccaria di Milano, Andrea Cingoli si è laureato in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano con una tesi da 110 e lode sulle strategie di diversificazione in regime di oligopolio. Successivamente si è specializzato in economia e business alla UCLA, University of California, Los Angeles, e alla Princeton University, New Jersey.
Andrea Cingoli ha iniziato la sua carriera in Interbanca, dove si occupava di finanziamenti a medio-lungo termine ad aziende mid-corporate.
Nel 1989 ha partecipato allo start-up della Banca Internazionale Lombarda, la prima realtà di Wealth Management nel mercato italiano dove si occupava di Financial Planning e poi di Private Banking.
Nel 1996 è stato assunto dalla neo costituita UBS Italia come Vicedirettore Generale, con la responsabilità di sviluppare e gestire il Team di Private Bankers. Nel 2002 è entrato nel Consiglio di Amministrazione di UBS Italia come Vice Presidente e successivamenteè stato nominato Presidente della neo costituita UBS Fiduciaria. Andrea Cingoli si occupava dello sviluppo della Struttura Commerciale della Banca in particolare in Lombardia, nel Nord Est e nel Centro Sud. Nel 2005 è diventato responsabile della Direzione Commerciale di UBS Italia dedicata ai Key Clients su tutto il territorio nazionale. Nel 2006 è stato nominato deputy del Responsabile Key Clients dell’area South Europe, Middle East and Africa. Nel 2008 ha assunto il ruolo di Amministratore Delegato di UBS Italia.
Andrea Cingoli è Amministratore Delegato di Banca Esperia dal 22 aprile 2009.
Ha anche un sito personale: www.andreacingoli.it
La sua biografia:
Andrea Cingoli |
È sposato dal 1988 con Cinzia Mollino e ha due figli: Francesco e Alessandro, nati rispettivamente nel 1992 e nel 1996.
Dopo essersi diplomato presso il liceo classico dell'Istituto Zaccaria di Milano, Andrea Cingoli si è laureato in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano con una tesi da 110 e lode sulle strategie di diversificazione in regime di oligopolio. Successivamente si è specializzato in economia e business alla UCLA, University of California, Los Angeles, e alla Princeton University, New Jersey.
Andrea Cingoli ha iniziato la sua carriera in Interbanca, dove si occupava di finanziamenti a medio-lungo termine ad aziende mid-corporate.
Nel 1989 ha partecipato allo start-up della Banca Internazionale Lombarda, la prima realtà di Wealth Management nel mercato italiano dove si occupava di Financial Planning e poi di Private Banking.
Nel 1996 è stato assunto dalla neo costituita UBS Italia come Vicedirettore Generale, con la responsabilità di sviluppare e gestire il Team di Private Bankers. Nel 2002 è entrato nel Consiglio di Amministrazione di UBS Italia come Vice Presidente e successivamenteè stato nominato Presidente della neo costituita UBS Fiduciaria. Andrea Cingoli si occupava dello sviluppo della Struttura Commerciale della Banca in particolare in Lombardia, nel Nord Est e nel Centro Sud. Nel 2005 è diventato responsabile della Direzione Commerciale di UBS Italia dedicata ai Key Clients su tutto il territorio nazionale. Nel 2006 è stato nominato deputy del Responsabile Key Clients dell’area South Europe, Middle East and Africa. Nel 2008 ha assunto il ruolo di Amministratore Delegato di UBS Italia.
Andrea Cingoli è Amministratore Delegato di Banca Esperia dal 22 aprile 2009.
Ha anche un sito personale: www.andreacingoli.it
domenica 22 maggio 2011
Mediobanca. Nomura alza Tp per l'istituto di Alberto Nagel
Nomura ha alzato il target price su Mediobanca (+0,06% a 7,72 euro) da 9,3 a 9,4 euro, confermando la raccomandazione buy. "Dopo i risultati trimestrali abbiamo incrementato le stime di utile netto 2010-2011 del 4%, mentre quelle sui due esercizi successivi salgono del 6%", spiegano gli analisti, che apprezzano in particolare l' andamento delle commissioni nette. "Al di la' dei numeri, crediamo che ogni notizia sui movimenti nella struttura dell' azionariato e sulla quota in Generali Ass. possano ulteriormente sostenere l' azione", aggiungono gli esperti.
(MF Dow Jones)
(MF Dow Jones)
venerdì 13 maggio 2011
Alberto Nagel: «Più cedole? Si può fare»
Alberto Nagel |
I numeri positivi hanno superato le attese del mercato: nel solo terzo trimestre dell'anno i ricavi sono stati pari a 532 milioni, contro i 454,6 milioni dello stesso periodo precedente. Un dato spinto dall'incremento del margine di interesse (+22,1% a 268,3 milioni) e dalle commissioni, in rialzo di 9 milioni rispetto allo stesso periodo 2010. L'utile trimestrale è raddoppiato a 156 milioni di euro contro gli 84,3 milioni del terzo trimestre 2010, grazie a rettifiche su crediti calate del 16,7% a 101,5 milioni contro i precedenti 121,9 milioni. Complessivamente, nei primi nove mesi dell'anno, l'utile è stato pari a 419 milioni, in crescita del 18% sullo stesso periodo precedente, mentre il valore di mercato delle partecipazioni, che rappresentano la maggior parte del Nav (Net Asset Value) di Mediobanca, è salito a 3,2 da 3 miliardi. Nei primi nove mesi, infatti, la divisione principal investing mostra un utile di 153,8 milioni, in crescita dai 121,4 milioni dello scorso anno, grazie al ritorno alla redditività di Rcs e della sostanziale tenuta di Generali. I dati migliori delle attese, spiega un analista di una sim milanese, sono dovuti al contributo derivante dalla divisione investment banking, al buon andamento del margine di interesse, mentre le rettifiche sono sostanzialmente in linea con le attese. Prosegue a ritmo spedito anche Che Banca!, che nei primi nove mesi dell'anno ha registrato una perdita di 28 milioni, inferiore ai 60,8 milioni dell'anno precedente.
Nessuna novità, invece, sul fronte del patto di sindacato che governa l'istituto, su cui non ci sarebbe alcuna discussione in questo momento. Solo Vincent Bolloré si mostrato più cauto: «Non lo so», si è limitato a dire il finanziere, rispondendo alla domanda se il Santander uscirà dal patto di sindacato di Mediobanca, in scadenza a fine anno. La banca spagnola partecipa al patto tramite la Santusa Holding, membro del gruppo C del patto, guidato dal finanziere bretone Vincent Bolloré. La figlia del presidente del Banco Emilio Botin, Ana Patricia, si è dimessa recentemente dal cda delle Generali, principale partecipata di Mediobanca.
(da Il Giornale)
giovedì 12 maggio 2011
Mediobanca: l'istituto di Alberto Nagel batte il consensus
Alberto Nagel |
Mediobanca ha archiviato il terzo trimestre con un utile netto quasi raddoppiato a 156 milioni di euro, battendo le previsioni degli analisti che si aspettavano un risultato di 134 milioni secondo il consensus Bloomberg. Nei nove mesi, il risultato consolidato è di 419 milioni di euro, in crescita del 18,2% sullo stesso periodo dell’esercizio 2009-2010, grazie all’incremento del margine d’interesse (che compensa l’assenza di plusvalenze da cessione di azioni disponibili per la vendita) e dal calo delle rettifiche su crediti e titoli attribuibile al miglioramento del profilo dei rischi creditizi e alla ripresa delle Borse.
Il margine di interesse conferma il trend positivo del primo semestre, con un rialzo da 219,6 a 268,3 milioni, trainato principalmente dalla ripresa di retail e private banking, mentre il margine di intermediazione ha segnato una crescita da 454,6 a 532,2 milioni, al di sopra delle stime del consensus (515,2 milioni). Dopo un semestre in calo, la voce commissioni e altri proventi lievita leggermente a 139,4 milioni (da 130 milioni di un anno fa), così come gli utili da trading, tornati a salire nel trimestre (+70 milioni), e i proventi da negoziazione (saliti da 70 a 71,1 milioni), che però nei nove mesi continuano a evidenziare una performance negativa. Un aiuto ai conti arriva anche dal portafoglio partecipate, con gli utili delle società consolidate a equity in salita da 35 a 53,4 milioni (163,6 milioni nei nove mesi), grazie anche «al ritorno all’utile di Rcs MediaGroup e alla tenuta di Assicurazioni Generali». A livello di divisione, il corporate e investment banking (Cib) registra un andamento trimestrale favorevole per l’incremento degli utili da negoziazione e del margine di interesse, in presenza di una tenuta delle commissioni, anche se sull’orizzonte temporale dei nove mesi il risultato è ancora in flessione. Stabili gli impieghi. Da sottolineare la performance positiva della divisione retail & private banking, tornata all’utile (50 milioni nei nove mesi) rispetto al rosso di un anno fa, complice la crescita dei ricavi e le minori rettifiche sui crediti. CheBanca! ha ridotto le perdite, con ricavi in forte crescita e depositi in lieve aumento.
Migliora anche la situazione patrimoniale, con il Tier 1 in aumento all’11,3% (11,1% a dicembre 2010) a seguito del contenimento degli attivi ponderati (da 55 a 54,5 miliardi). Il patrimonio netto è stabile a 6,6 miliardi, il Total capital ratio sale dal 14,3% al 14,4 per cento.
La reazione del mercato non si è fatta attendere: le azioni, che già viaggiavano in territorio positivo dalla mattina, hanno accelerato poco prima delle 16 dopo il comunicato sui conti) arrivando a chiudere in rialzo del 2,58% a 7,76 euro.
Mediobanca: trimestrali oltre le stime per l'istituto di Alberto Nagel
Alberto Nagel |
L'andamento dei conti, spiega una nota, riflette l'incremento del margine di interesse e il calo delle rettifiche su crediti e titoli. In leggera flessione (-2,1%) a 1.566 milioni i ricavi nei nove mesi (532 milioni nel trimestre), con un incremento del 21% del margine di interesse a 799,8 milioni, mentre i proventi da negoziazione scendono del 48,4% a 197,4 milioni per le minori cessioni del comparto di azioni disponibili per la vendita. Commissioni e altri proventi passano a 405 milioni (-2,2%) da 414. Nei primi nove mesi l'istituto guidato da Alberto Nagel ha visto le rettifiche di valore sui crediti diminuire del 18,2% da 392,3 a 320,9 milioni, mentre, grazie alla ripresa dei corsi azionari, le rettifiche su titoli sono passate da 105,5 a 20 milioni.
(Il Sole 24 ore)
domenica 24 aprile 2011
Paolo Scaroni: riconferma in cda Generali mi fa molto piacere
Paolo Scaroni, ad dell'Eni e consigliere rieletto delle Generali, e' soddisfatto per la riconferma nel consiglio di amministrazione del Leone. "Mi fa molto piacere - dice al termine dell'assemblea - essere stato riconfermato per un secondo mandato".
Quanto alle affermazioni di Antoine Bernheim sul ruolo di Paolo Scaroni "immagino che abbia apprezzato il mio comportamento negli ultimi tre anni. Per quanto riguarda il futuro, non abbiamo ancora deciso nulla, anche perche' non c'era nemmeno ancora il consiglio e non so se saro' nel comitato remunerazioni, perche' i comitati si decidono oggi e quindi non ne abbiamo ancora parlato. Quindi vedremo, ma mi ha fatto piacere che abbia giudicato che mi sono comportato in modo fair nei suoi confronti".
(Adnkronos)
Quanto alle affermazioni di Antoine Bernheim sul ruolo di Paolo Scaroni "immagino che abbia apprezzato il mio comportamento negli ultimi tre anni. Per quanto riguarda il futuro, non abbiamo ancora deciso nulla, anche perche' non c'era nemmeno ancora il consiglio e non so se saro' nel comitato remunerazioni, perche' i comitati si decidono oggi e quindi non ne abbiamo ancora parlato. Quindi vedremo, ma mi ha fatto piacere che abbia giudicato che mi sono comportato in modo fair nei suoi confronti".
(Adnkronos)
Etichette:
Antoine Bernheim,
nomine,
Paolo Scaroni
martedì 19 aprile 2011
Alberto Nagel e la grande dote del tempismo
Alberto Nagel |
Secondo Giovanni Pons è il tempismo.
Ecco il suo lungo ma interessante articolo:
Prima del 6 aprile, giorno in cui è stato cacciato Cesare Geronzi dalle Generali, il giudizio della comunità finanziaria su Alberto Nagel, il giovane 45enne ad di Mediobanca, era ancora quello di un banchiere lucido, svelto, ma poco realizzato. Ma ora, com'è normale quando si esce vincitori da torride battaglie di potere, il plotone dei sostenitori si è ingrossato e Alberto Nagel è diventato uno dei pochi banchieri dal carattere forte e con un'intelligenza sociale, un manager che trasmette empatia, cioè colui che cerca di comprendere l'altro mettendo da parte ogni attitudine affettiva personale. In realtà la più grande dote che Alberto Nagel sta mostrando, bocconiano entrato in piazzetta Cuccia esattamente vent'anni fa quando al timone c'erano il fondatore e Vincenzo Maranghi e il capo dell'area capital market Gerardo Braggiotti, è quella del tempismo, saper attendere il momento giusto per poi colpire con la necessaria freddezza. Così è stato con Geronzi, la cui uscita di scena è frutto di un mix di elementi che ora si fa fatica a collocare in ordine di importanza. L'antefatto, che oggi viene raccontato ma che fino a quando Geronzi era in auge non era mai trapelato, affonda le radici un decennio fa, quando dopo la scomparsa di Cuccia l'allora presidente di Capitalia e vicepresidente di Mediobanca si inventò l'istituto del comitato nomine, "lottizzato" per fasce di azionisti, cioè un modo elegante per permettere agli azionisti di controllare le poltrone che contano nelle partecipazioni strategiche di piazzetta Cuccia, da Generali a Rcs fino a Pirelli. E che nella sua formula rivista nel 2008 e valida tutt'oggi, con sei componenti di cui tre manager interni e tre rappresentanti degli azionisti, è stato determinante nello spedire a Trieste lo scalpitante Geronzi, che considerava chiusa la sua missione da presidente di Mediobanca. Alberto Nagel e Renato Pagliaro, cioè i manager operativi della banca, non ritenevano giusto un anno fa indicare Geronzi come presidente di Generali. Si assisteva così alla pantomima di un Alberto Nagel che rifiutava l'incontro decisivo con il suo presidente volto a definire il nuovo vertice di Trieste. Le pressioni interne ed esterne, in quei momenti, erano altissime, e l'algido Alberto Nagel teneva duro, ma solo fino alla sera prima del famigerato comitato nomine. Oggi emerge che quella sera la politica ci mise lo zampino, nella persona del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, autore di una moral suasion pesante nei confronti di Marco Drago e Lorenzo Pellicioli, titolari della Lottomatica che vive di gare indette dal ministero, e azionisti di Generali con il 2,5% dopo averle venduto la Toro a prezzi generosi. Quella sera Drago e Pellicioli si recarono a cena a casa di Alberto Nagel ed evidentemente si mostrarono favorevoli alla trasmigrazione di Geronzi. I manager di Mediobanca potevano vincere in comitato nomine solo con il supporto di Dieter Rampl, l'esponente di Unicredit, ma anche da quella parte d'un tratto l'ad Alessandro Profumo non sembrava incline allo scontro preferendo la soluzione concordata. Così Geronzi, supportato da Vincent Bollorè e da Marco Tronchetti Provera, fu spedito a Trieste ma l'abile Alberto Nagel riuscì nell'occasione a contrattare non solo il rafforzamento dell'ad Giovanni Perissinotto ma anche un consiglio di amministrazione molto diverso da quello che avevano proposto i francesi e dal taglio più indipendente. Mossa che si è rivelata azzeccata e che il 6 aprile scorso ha permesso di coagulare un fronte anti Geronzi di ben 12 consiglieri su 17 se si annoverano anche Perissinotto e Balbinot. Il gruppo dei "normalizzatori" ha lavorato in squadra come mai si era visto prima. L'ariete Diego Della Valle, con le sue invettive pubbliche anti Geronzi, ha surriscaldato l'ambiente al punto giusto, il resto l'hanno fatto gli avversari che invece di abbassare i toni hanno alzato il livello dello scontro puntando sull'ad Perissinotto, punto debole della gestione dopo un decennio di operazioni poco brillanti e intrise di sospetti. E anche in questo caso, l'ultima sera è stata decisiva. Con in mano la lettera al vetriolo Alberto Nagel, Francesco Saverio Vinci, Pellicioli e Della Valle hanno dovuto avvertire della loro mossa gli incerti consiglieri. La cena con Francesco Gaetano Caltagirone è stata prolungata fin oltre mezzanotte, per impedire che Geronzi venisse informato e muovesse in extremis il suo braccio armato della comunicazione. Paolo Scaroni è stato avvisato dallo stesso Alberto Nagel e l'appuntamento con Bollorè fissato alle 8 del mattino a colazione, a giornali in edicola. Il blitz si è così consumato nonostante le veementi proteste di Bollorè e un Geronzi totalmente ignaro che di fronte all'ambasciatore Caltagirone non si dimette e chiede di vedere la famigerata lettera. Tutto ciò grazie al riallineamento di Unicredit, oggi orfano di Profumo e più che mai spinto da un Fabrizio Palenzona aspirante perno dei poteri della galassia, e un ministro dell'Economia che sentendo odore di ribaltone politico rinuncia a qualsiasi intervento nella partita di Trieste, al contrario di un anno prima. Così, d'un tratto, il paese si risveglia nell'era post geronziana, con Della Valle che proclama i vantaggi epocali di una svolta per il sistema paese e gli uomini di Mediobanca, Alberto Nagel in testa, a cui è tornato il sorriso e sprigionano felicità da tutti i pori. Il tappo è saltato ma bisogna parare l'ondata di riflusso e far sì che il rinnovamento continui, altrimenti tutto tornerà come prima. I francesi fanno buon viso a cattivo gioco assecondando l'arrivo di Gabriele Galateri alla presidenza ma la loro battaglia per abbattere Perissinotto non accenna a diminuire. Vogliono scoperchiare il pentolone di Trieste e far diventare la compagnia specchiata come quella di piazzetta Cuccia, dove hanno messo piede nel lontano 2002. E Alberto Nagel a questo punto deve pigiare l'acceleratore, per non farsi superare a destra sulla via del rinnovamento. La prossima mossa, con il supporto di Rampl, riguarderà la stessa governance di Mediobanca e la revisione di quel comitato nomine che tanto ha contraddistinto l'era Geronzi. E poi, forse, si andrà a toccare lo spinoso tema delle partecipazioni e quel crogiuolo di interessi incrociati che ha contraddistinto negli anni la banca fondata da Cuccia. Il lavoro di Alberto Nagel e Renato Pagliaro, comunque, senza grandi fanfare è iniziato da tempo. In cinque anni sono state vendute partecipazioni per 3,3 miliardi di euro, da Capitalia a Commerzbank alla Fiat, e si è cercato di ribilanciare i ricavi e i margini sul fronte delle attività classiche di una banca d'affari. Certo gli ultimi tre esercizi non sono stati favorevoli nel complesso per le fusioni e acquisizioni ma ora si vedono segnali di risveglio nell'equity capital market, nelle Ipo, e nell'attività di finanziamento. Mediobanca si è poi aperta al retail banking con il lancio di Che Banca! che ormai contribuisce con il 20% alla raccolta totale di gruppo e da maggio a dicembre sono entrati 1,75 miliardi attraverso i bond collocati direttamente ai risparmiatori sul Mot, un successo senza precedenti. Per l'espansione all'estero Alberto Nagel ha puntato ad acquisire team di specialisti e non banche, e la strategia sembra stia funzionando bene soprattutto in Spagna e a Londra, dove al business dei derivati è stato associato un team di ricerca focalizzato sulle banche. Molto invece resta da fare nell'area del private banking dove la partnership con Banca Mediolanum in Banca Esperia, la boutique di private banking guidata da Andrea Cingoli, non sta portando i risultati sperati nonostante il cambio di management voluto proprio da Alberto Nagel. Si deve attribuire alla sua gestione, comunque, un notevole svecchiamento delle strutture e un netto ricambio generazionale: dei 609 dipendenti della banca, il 17% lavora nelle sedi estere, l'età media è di 38 anni e il 35% è rappresentato da donne. L'unico scivolone il ritocco degli stipendi dei cinque manager di punta spostando il bonus variabile in fisso nell'anno della grande crisi dei mercati. Una scelta che ai piani più bassi è parsa inadeguata e offensiva. In un mondo ideale il management di Mediobanca vorrebbe avere mano libera su tutto, anche sulle partecipazioni, ed essere giudicato triennio dopo triennio solo sui risultati e non sulle operazioni "politiche" della banca. Ma questo traguardo non sarà facile da raggiungere anche se Alberto Nagel ha dimostrato di saper attendere le condizioni giuste. I passaggi più delicati riguarderanno, come sempre, Generali ed Rcs. La prima contribuisce ancora per il 30% agli utili annuali di Mediobanca e per mantenerla inalterata anche con le nuove regole di Basilea 3 occorre rafforzare ulteriormente le altre attività. Il management di Trieste sarà sempre più sotto osservazione, anche per il pressing dei francesi, e c'è la necessità di allontanare dal mercato l'idea di un inciucio costante con Mediobanca. L'idea, prima o poi, di vendere una parte di quel 14%, e rendere più lasco il legame, non è utopia ma, ancora una volta, i tempi devono essere maturi, soprattutto tra i soci di piazzetta Cuccia. La rivoluzione più vistosa potrebbe colpire Rcs dove la coesistenza tra 14 azionisti forti non è sopportabile nel lungo periodo, come Alberto Nagel e Renato Pagliaro sanno bene. I due non hanno condiviso la discesa dei grandi soci al livello della Rcs Quotidiani, in una sorta di replica del patto di sindacato a stretto contatto con il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Non a caso lì non vi è alcun rappresentante di Mediobanca ma alla scadenza del patto i tempi potrebbero essere propizi per una semplificazione dell'azionariato, con le banche che compiono un passo indietro per far spazio a un editore di professione, italiano o estero che sia. Vedremo se il giovane Alberto Nagel, amante dell'apnea e della caccia, riuscirà a compiere anche questi miracoli facendo dimenticare ciò che a volte ricordano i suoi detrattori: la sponda con Maranghi al momento dell'uscita di Matteo Arpe da Mediobanca e l'appoggio a Profumo quando lo stesso Maranghi subiva l'attacco dei banchieri di sistema.
domenica 13 marzo 2011
Intervista a Francesco Perilli di Equita SIM
Francesco Perilli di Equita SIM intervistato da Sole Plus 24:
Sole Plus 24 - Dottor Perilli, le borse con le eccezioni di Piazza Affari e Madrid vengono da un biennio di forte rimbalzo dopo la grande crisi. Il 2011 sarà ancora all'insegna della crescita?
Francesco Perilli - Avremo a che fare ancora con mercati volatili, ma ci aspettiamo comunque performance positive dei listini.
L'economia globale cresce più del previsto, gli utili stanno sorprendendo in positivo e gli investitori sono tuttora sottoinvestiti sull'azionario europeo e in modo particolare sui titoli italiani.
Sole Plus 24 - Ma ci sono fattori esogeni che pesano. Penso alla Libia, al prezzo del petrolio in risalita, ai primi bagliori d'inflazione.
Francesco Perilli - Un po' d'inflazione è benvenuta, tanto è vero che fino a qualche mese fa tutti erano preoccupati da un'eventuale, e per me assai più pericolosa, deflazione. L'aumento del prezzo del petrolio non è un problema se rimarrà temporaneo, ma la verità è che nessuno sa prevedere come evolverà la situazione geopolitica e quindi l'unica soluzione è concentrarsi su titoli con buoni fondamentali.
Sole Plus 24 - Dottor Perilli, le borse con le eccezioni di Piazza Affari e Madrid vengono da un biennio di forte rimbalzo dopo la grande crisi. Il 2011 sarà ancora all'insegna della crescita?
Francesco Perilli - Avremo a che fare ancora con mercati volatili, ma ci aspettiamo comunque performance positive dei listini.
L'economia globale cresce più del previsto, gli utili stanno sorprendendo in positivo e gli investitori sono tuttora sottoinvestiti sull'azionario europeo e in modo particolare sui titoli italiani.
Sole Plus 24 - Ma ci sono fattori esogeni che pesano. Penso alla Libia, al prezzo del petrolio in risalita, ai primi bagliori d'inflazione.
Francesco Perilli - Un po' d'inflazione è benvenuta, tanto è vero che fino a qualche mese fa tutti erano preoccupati da un'eventuale, e per me assai più pericolosa, deflazione. L'aumento del prezzo del petrolio non è un problema se rimarrà temporaneo, ma la verità è che nessuno sa prevedere come evolverà la situazione geopolitica e quindi l'unica soluzione è concentrarsi su titoli con buoni fondamentali.
Etichette:
crisi finanziaria,
Francesco Perilli
venerdì 11 febbraio 2011
I banchieri ottimisti sugli accantonamenti
I banchieri sono ottimisti sulla diminuzione del costo del credito, anche se tengono sempre la guardia alta sulla liquidità, per non correre il rischio di rifinanziamento.
E' quanto ha scritto il Messaggero dopo il vertice di ieri tra il direttorio di Bankitalia guidato da Mario Draghi e i sei grandi banchieri italiani: Corrado Passera (Intesa Sanpaolo), Federico Ghizzoni (Unicredit), Antonio Vigni (B.Mps), Pierfrancesco Saviotti (B.Popolare), Victor Massiah (Ubi B.) e Alberto Nagel (Mediobanca). Hanno partecipato anche il presidente e il d.g. dell'Abi, Giuseppe Mussari e Giovanni Sabatini.
Essendo il costo del credito una voce del conto economico, ha spiegatoil Messaggero, una riduzione degli accantonamenti comporta un miglioramento della redditività.
E' quanto ha scritto il Messaggero dopo il vertice di ieri tra il direttorio di Bankitalia guidato da Mario Draghi e i sei grandi banchieri italiani: Corrado Passera (Intesa Sanpaolo), Federico Ghizzoni (Unicredit), Antonio Vigni (B.Mps), Pierfrancesco Saviotti (B.Popolare), Victor Massiah (Ubi B.) e Alberto Nagel (Mediobanca). Hanno partecipato anche il presidente e il d.g. dell'Abi, Giuseppe Mussari e Giovanni Sabatini.
Essendo il costo del credito una voce del conto economico, ha spiegatoil Messaggero, una riduzione degli accantonamenti comporta un miglioramento della redditività.
domenica 16 gennaio 2011
Carmine Lamanda è il nuovo assessore al Bilancio di Roma
Carmine Lamanda, nato a Salerno il 2 giugno 1941 è un banchiere e dirigente d'azienda. Laureato in giurisprudenza all'Università di Perugia, è assistente presso la Cattedra di Diritto Privato e Commerciale.
Nel luglio del 1968 entra in Banca d'Italia e dal 1970 è a Roma presso l'Amministrazione Centrale, dove è stretto collaboratore di Guido Carli per gli aspetti di vigilanza bancaria. Nella Vigilanza della Banca d'Italia segue le grandi operazioni di ristrutturazione del sistema creditizio.
Nel 1994 è distaccato presso il Ministero del Tesoro, guidato da Lamberto Dini, che gli conferisce l'incarico di Capo di Gabinetto; qui, con Mario Draghi, lavora alla delega per la riforma della Finanza.
Nel 1997 Cesare Geronzi lo chiama in Banca di Roma, dove segue le strategie del Gruppo e, con Giorgio Brambilla, la ristrutturazione dei costi. Dal luglio del 2003 è stato direttore generale di Capitalia.
(da Romatoday.it)
Nel luglio del 1968 entra in Banca d'Italia e dal 1970 è a Roma presso l'Amministrazione Centrale, dove è stretto collaboratore di Guido Carli per gli aspetti di vigilanza bancaria. Nella Vigilanza della Banca d'Italia segue le grandi operazioni di ristrutturazione del sistema creditizio.
Nel 1994 è distaccato presso il Ministero del Tesoro, guidato da Lamberto Dini, che gli conferisce l'incarico di Capo di Gabinetto; qui, con Mario Draghi, lavora alla delega per la riforma della Finanza.
Nel 1997 Cesare Geronzi lo chiama in Banca di Roma, dove segue le strategie del Gruppo e, con Giorgio Brambilla, la ristrutturazione dei costi. Dal luglio del 2003 è stato direttore generale di Capitalia.
(da Romatoday.it)
Etichette:
biografie,
Cesare Geronzi,
Guido Carli,
Mario Draghi,
nomine
Iscriviti a:
Post (Atom)