Mediobanca, l'istituto guidato dall'ad Alberto Nagel, apre al pubblico il nuovo sito dell'Archivio Storico Vincenzo Maranghi.
Il sito è accessibile a partire da oggi.
Oltre a raccogliere tutte le notizie caricate in passato sul sito istituzionale di Mediobanca, contiene alcune novità utili a coloro che si interessano alle banche, all’economia e ai personaggi storici.
Il materiale, per lo più inedito, riguardante la storia dell’istituto, le sue personalità chiave, i palazzi e le pubblicazioni, è liberamente scaricabile.
Sono in corso i lavori per la raccolta, digitalizzazione e catalogazione dei documenti. Si tratterà di un’opera a lungo termine che fra qualche anno metterà a disposizione, sempre via internet, pratiche e documenti riservati relativi ad affari esauriti da oltre 40 anni.
Il link all'archivio è www.archiviostoricomediobanca.mbres.it
giovedì 31 gennaio 2013
mercoledì 23 gennaio 2013
Mps, Mussari lascia la presidenza Abi. "Non posso coinvolgere le banche"
Stamattina il Corriere della Sera ha annunciato che Giuseppe Mussari ha dato le dimissioni da presidente dell'Abi.
Questo l'articolo ufficiale: Giuseppe Mussari si è dimesso dalla presidenza dell'Abi. Lo riferiscono fonti finanziarie, che puntualizzano come l'ex presidente di Mps ha consegnato nelle mani del vicepresidente vicario dell'associazione di Palazzo Altieri, Camillo Venesio le sue dimissioni «irrevocabili». L'ex presidente del Monte dei Paschi ha preso questa decisione perché travolto dalle polemiche sulla sua gestione della banca senese, che ora dovrà rimediare con 3,9 miliardi di prestiti pubblici "Monti bond" per ripianare il buco di bilancio. Mussari era stato soggetto di polemiche in questi giorni dopo le notizie sull'operazione in derivati, denominata "Alexandria".
RESPINGE OGNI ADDEBITO - Il numero uno dell'Abi ha inviato poco fa una lettera al vice presidente vicario dell'associazione dei banchieri, Camillo Venesio, nella quale respinge ogni addebito, sostenendo che non ha commesso niente di illecito nella gestione Mps, ma che nell'interesse dell'Abi non può trascinare l'associazione in polemiche che lo riguardano. Le dimissioni si intendono con effetto immediato e irrevocabile. Le funzioni di Mussari passano così a Venesio, manager della Banca del Piemonte.
LA LETTERA - «Ritengo di dover rassegnare con effetto immediato e in maniera irrevocabile le dimissioni da presidente dell'Associazione bancaria italiana - scrive -. Assumo questa decisione convinto di aver sempre operato nel rispetto del nostro ordinamento ma nello stesso tempo, deciso a non recare alcun nocumento, anche indiretto all'associazione». «In questi tre anni - aggiunge - ho cercato di servire l'associazione mettendo a disposizione tutte le energie fisiche e intellettuali di cui disponevo, usufruendo dell'insostituibile contributo della direzione di tutti i dipendenti dell'associazione».
LA COMUNICAZIONE - «Ti prego di comunicare questa mia scelta al comitato di presidenza, al comitato esecutivo, al consiglio, al collegio sindacale e al direttore generale», scrive Mussari. Ai ringraziamenti di rito, segue un'ultima riflessione: «Rappresentare le banche in Italia nell'ottica di perseguire l'interesse generale del Paese è stato per me un grande onore».
mercoledì 16 gennaio 2013
Intesa Sanpaolo: sportelli delle banche aperti fino alle 20
Prende il via un’iniziativa sperimentale in cento filiali di Intesa Sanpaolo, l'istituto diretto da Gaetano Miccichè. Le banche saranno aperte in orari più "comodi", con servizi disponibili anche il sabato, e scattano le consulenze a domicilio.
La Stampa ha riportato questa interessante notizia:
I ritmi di vita si dilatano e la banca prova a stare al passo. È il senso dell’iniziativa di Intesa Sanpaolo, che ha deciso di tenere aperti gli sportelli fino all’ora di cena. Una vera e propria rivoluzione per i nostri stili di vita. Non solo: si tenta anche un recupero del contatto diretto, in un mondo in cui la burocrazia che ci circonda si sposta sempre più sul Web. D’ora in poi, operazioni come chiedere una consulenza su un investimento o tentare di ottenere un sempre più raro finanziamento si potranno fare con tutta calma.
Prima, l’«extra omnes» scattava alle 16,15. Con il nuovo orario, invece, le filiali saranno aperte fino alle 20 e anche il sabato mattina. Un’altra novità offerta da Intesa è quella delle consulenze a domicilio per i privati, come già avviene per le aziende. Niente più corse disperate dal lavoro, quindi.
La sperimentazione, partita un po’ in sordina lunedì, riguarda 100 filiali sparse in tutta Italia, di cui una quindicina nel Nordovest. A giugno è previsto che se ne aggiungeranno altre 500 e aumenteranno ancora, progressivamente. Finora si è trattato più che altro di una prova generale: per sradicare vecchie abitudini ci vorrà tempo. A Torino, ad esempio, le due filiali pilota, nel quartiere Crocetta, l’altra sera erano quasi deserte, ma in tanti si fermavano incuriositi nel vedere gli sportelli aperti quando le serrande dei negozi erano già abbassate.
L’orario «extralarge» è stato reso possibile dopo una complessa trattativa con i sindacati, in seguito alla quale i dipendenti sono stati spalmati su tre turni. In una nota, il Ceo di Intesa, Enrico Cucchiani, loda «la grande consapevolezza dei lavoratori».
Se oltre che consapevoli siano anche felici della novità, non è dato sapere. La scommessa per l’azienda sarà quella di riuscire a rispondere davvero alle esigenze dei clienti e, nello stesso tempo, a conciliare la nuova offerta con il suo personale.
La Stampa ha riportato questa interessante notizia:
Gaetano Miccichè, Direttore Generale di Intesa Sanpaolo |
Prima, l’«extra omnes» scattava alle 16,15. Con il nuovo orario, invece, le filiali saranno aperte fino alle 20 e anche il sabato mattina. Un’altra novità offerta da Intesa è quella delle consulenze a domicilio per i privati, come già avviene per le aziende. Niente più corse disperate dal lavoro, quindi.
La sperimentazione, partita un po’ in sordina lunedì, riguarda 100 filiali sparse in tutta Italia, di cui una quindicina nel Nordovest. A giugno è previsto che se ne aggiungeranno altre 500 e aumenteranno ancora, progressivamente. Finora si è trattato più che altro di una prova generale: per sradicare vecchie abitudini ci vorrà tempo. A Torino, ad esempio, le due filiali pilota, nel quartiere Crocetta, l’altra sera erano quasi deserte, ma in tanti si fermavano incuriositi nel vedere gli sportelli aperti quando le serrande dei negozi erano già abbassate.
L’orario «extralarge» è stato reso possibile dopo una complessa trattativa con i sindacati, in seguito alla quale i dipendenti sono stati spalmati su tre turni. In una nota, il Ceo di Intesa, Enrico Cucchiani, loda «la grande consapevolezza dei lavoratori».
Se oltre che consapevoli siano anche felici della novità, non è dato sapere. La scommessa per l’azienda sarà quella di riuscire a rispondere davvero alle esigenze dei clienti e, nello stesso tempo, a conciliare la nuova offerta con il suo personale.
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lunedì 7 gennaio 2013
Bisogna ridimensionare i colossi bancari
Come dice Il Sole 24 Ore, nella discussione sulla questione se le più grandi istituzioni finanziarie americane siano diventate o meno troppo grandi, è in corso un radicale cambiamento di rotta nell'opinione corrente. Due anni fa, durante il dibattito per la legislazione sulla riforma finanziaria “Dodd-Frank”, in pochi pensavano che le megabanche globali costituissero un problema urgente.
In ogni caso, il Governo, secondo gli amministratori delegati delle più grandi banche, non poteva imporre un limite alle loro dimensioni patrimoniali, perché per far ciò si sarebbe compromessa la produttività e la competitività dell'economia statunitense. Si sentono ancora argomenti di tal tipo, ma sempre più solo da parte di coloro che sono impiegati da mega-banche globali, inclusi i loro avvocati, consulenti e docili economisti.
Tutti gli altri hanno cambiato punto di vista e ritengono che questi colossi finanziari siano diventati troppo grandi e complessi da gestire, c on enormi conseguenze negative per l'economia generale. E ogni volta che l'amministratore delegato di una banca di questo tipo è costretto a dimettersi, aumenta le prova che queste organizzazioni sono diventate impossibili da gestire responsabilmente, in modo tale da generare valore sostenibile per gli azionisti e tenere fuori dai guai i contribuenti.
Wilbur Ross, un investitore leggendario con una grande esperienza nel settore dei servizi finanziari, ha espresso con chiarezza il punto di vista su questo tema. Ross ha di recente dichiarato: «Penso sia stato un errore fondamentale da parte delle banche diventare tanto sofisticate, e penso che il problema più grande della sola dimensione sia la questione della complessità».
Nello stesso tempo, le migliori autorità di regolamentazione hanno incominciato ad enunciare cosa bisogna fare. Le nostre banche devono diventare più semplici. Tom Hoenig, ex presidente della Federal Reserve Bank di Kansas City, ed ora alto funzionario presso la Federal Deposit Insurance Corporation, sostiene la necessità di una separazione delle attività commerciali da quelle di gestione di titoli delle grandi banche. Le culture non si integrano mai bene, e le grandi aziende che commerciano titoli sono notoriamente difficili da gestire.
Hoenig e Richard Fisher, il presidente della Federal Reserve Bank di Dallas, hanno guidato l'attacco su questo tema all'interno del Sistema della Federal Reserve. Entrambi hanno enfatizzato il fatto che l' essere «troppo complesso da gestire» è quasi sinonimo di «troppo grande da gestire», almeno all'interno dell'odierno sistema bancario statunitense. Ora questi temi sono stati ripresi da Dan Tarullo, un membro influente del consiglio dei Governatori del Federal Reserve System. Di recente, Tarullo ha richiesto un contenimento alla dimensione delle più grandi banche americane, per limitare le loro passività non derivanti da depositi come percentuale del Pil .
Tarullo giustamente non considera la limitazione delle dimensioni delle grande banche come una panacea, il suo discorso ha messo in chiaro che vi sono molti rischi potenziali in tutti i sistemi finanziari. Ma, utilizzando il linguaggio spesso sfumato dei banchieri centrali, Tarullo ha trasmesso un messaggio chiaro: il culto della dimensione è stato un fallimento.
Più in generale, abbiamo perso di vista quanto si suppone che il sistema bancario sia tenuto a fare. Le banche giocano un ruolo fondamentale in tutte le moderne economie, ma tale ruolo non consiste nell'assunzione di una quantità enorme di rischi, dove le perdite al ribasso vengono coperte dalla società.
Ross aveva ancora ragione quando di recente ha dichiarato «Penso che il vero scopo e la necessità reale che in questo Paese sono alla base del sistema bancario è soprattutto quella di concedere prestiti soprattutto alle piccole imprese e agli individui. Penso che sia la parte più difficile da adempiere». Ed ha aggiunto: «I mercati del capitale sono sufficientemente sofisticati e sufficientemente profondi da permettere che le imprese più grandi abbiano un sacco di modi alternativi per trovare capitali. Le piccole imprese e gli individui privati non hanno davvero la possibilità di accedere ai mercati pubblici. Sono loro quelli che più seriamente hanno bisogno delle banche. Penso che queste abbiano come perso la traccia di tale scopo».
Hoenig e Fisher hanno la giusta visione. Tarullo si dirige verso la strada giusta. Ross e molti altri nel settore privato comprendono appieno ciò che deve essere fatto. Coloro che si oppongono alle loro proposte di riforma sono probabilmente addetti ai lavori. Persone che hanno ricevuto pagamenti dalle grandi banche nell'ultimo anno o due.
In ogni caso, il Governo, secondo gli amministratori delegati delle più grandi banche, non poteva imporre un limite alle loro dimensioni patrimoniali, perché per far ciò si sarebbe compromessa la produttività e la competitività dell'economia statunitense. Si sentono ancora argomenti di tal tipo, ma sempre più solo da parte di coloro che sono impiegati da mega-banche globali, inclusi i loro avvocati, consulenti e docili economisti.
Tutti gli altri hanno cambiato punto di vista e ritengono che questi colossi finanziari siano diventati troppo grandi e complessi da gestire, c on enormi conseguenze negative per l'economia generale. E ogni volta che l'amministratore delegato di una banca di questo tipo è costretto a dimettersi, aumenta le prova che queste organizzazioni sono diventate impossibili da gestire responsabilmente, in modo tale da generare valore sostenibile per gli azionisti e tenere fuori dai guai i contribuenti.
Wilbur Ross, un investitore leggendario con una grande esperienza nel settore dei servizi finanziari, ha espresso con chiarezza il punto di vista su questo tema. Ross ha di recente dichiarato: «Penso sia stato un errore fondamentale da parte delle banche diventare tanto sofisticate, e penso che il problema più grande della sola dimensione sia la questione della complessità».
Nello stesso tempo, le migliori autorità di regolamentazione hanno incominciato ad enunciare cosa bisogna fare. Le nostre banche devono diventare più semplici. Tom Hoenig, ex presidente della Federal Reserve Bank di Kansas City, ed ora alto funzionario presso la Federal Deposit Insurance Corporation, sostiene la necessità di una separazione delle attività commerciali da quelle di gestione di titoli delle grandi banche. Le culture non si integrano mai bene, e le grandi aziende che commerciano titoli sono notoriamente difficili da gestire.
Hoenig e Richard Fisher, il presidente della Federal Reserve Bank di Dallas, hanno guidato l'attacco su questo tema all'interno del Sistema della Federal Reserve. Entrambi hanno enfatizzato il fatto che l' essere «troppo complesso da gestire» è quasi sinonimo di «troppo grande da gestire», almeno all'interno dell'odierno sistema bancario statunitense. Ora questi temi sono stati ripresi da Dan Tarullo, un membro influente del consiglio dei Governatori del Federal Reserve System. Di recente, Tarullo ha richiesto un contenimento alla dimensione delle più grandi banche americane, per limitare le loro passività non derivanti da depositi come percentuale del Pil .
Tarullo giustamente non considera la limitazione delle dimensioni delle grande banche come una panacea, il suo discorso ha messo in chiaro che vi sono molti rischi potenziali in tutti i sistemi finanziari. Ma, utilizzando il linguaggio spesso sfumato dei banchieri centrali, Tarullo ha trasmesso un messaggio chiaro: il culto della dimensione è stato un fallimento.
Più in generale, abbiamo perso di vista quanto si suppone che il sistema bancario sia tenuto a fare. Le banche giocano un ruolo fondamentale in tutte le moderne economie, ma tale ruolo non consiste nell'assunzione di una quantità enorme di rischi, dove le perdite al ribasso vengono coperte dalla società.
Ross aveva ancora ragione quando di recente ha dichiarato «Penso che il vero scopo e la necessità reale che in questo Paese sono alla base del sistema bancario è soprattutto quella di concedere prestiti soprattutto alle piccole imprese e agli individui. Penso che sia la parte più difficile da adempiere». Ed ha aggiunto: «I mercati del capitale sono sufficientemente sofisticati e sufficientemente profondi da permettere che le imprese più grandi abbiano un sacco di modi alternativi per trovare capitali. Le piccole imprese e gli individui privati non hanno davvero la possibilità di accedere ai mercati pubblici. Sono loro quelli che più seriamente hanno bisogno delle banche. Penso che queste abbiano come perso la traccia di tale scopo».
Hoenig e Fisher hanno la giusta visione. Tarullo si dirige verso la strada giusta. Ross e molti altri nel settore privato comprendono appieno ciò che deve essere fatto. Coloro che si oppongono alle loro proposte di riforma sono probabilmente addetti ai lavori. Persone che hanno ricevuto pagamenti dalle grandi banche nell'ultimo anno o due.
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