Uno degli effetti della crisi è stato il crollo della fiducia dei risparmiatori nelle banche e nei banchieri.
A loro difesa, ho trovato un interessante intervento di Marco Onado, professore di economia dei mercati finanziari alla Bocconi.
Secondo Onado, negli ultimi anni le famiglie americane avrebbero vissuto al di sopra delle proprie possibilità, indebitandosi fino al 150% del proprio reddito.
Questo fenomeno ha portato a un ribaltamento totale rispetto al vecchio modello della finanzia, con famiglie che risparmiano e banche o mercati che forniscono prestiti alle imprese. Di conseguenza è cambiato il modus operandi delle banche, per le quali non si tratta più di concessioni di prestiti da detenere fino a scadenza, ma di trasferimenti ad altri del rischio.
“Partita per diventare dispensatrice di benessere, la finanza – secondo le parole di Onado - è stata colta da un’ambizione che l’ha portata alla perdizione. C’è una componente di avidità che però non è la causa ultima, ma semmai una sorta di danno collaterale di una situazione che metteva le banche in una posizione di vantaggio rispetto agli altri settori. I banchieri non sono gli untori del secolo, ma al massimo i topi nel formaggio”.
Onado aggiunge che puntare ad avere più Stato e meno mercato è un errore, perché “il mercato ha sbagliato per colpa dell’eccessiva indulgenza con cui lo Stato ha guardato a una crescita esuberante e incontrollata, senza dettare regole adeguate”. Per tamponare la crisi, tra l’altro, è stata fatta una manovra protezionista che deve essere riassorbita al più presto, per scongiurare la distruzione dei meccanismi di concorrenza del sistema finanziario.
(fonte: Marco Onado, “Comprereste un mutuo usato da questo banchiere?”)
martedì 26 gennaio 2010
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