Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha annunciato sabato a Washington il suo progetto di una tassa sulla responsabilità della crisi, destinata alle grandi banche: la financial crisis responsability fee.
Obama, recentemente criticato perché considerato troppo vicino a Wall Street, ha gridato allo scandalo per gli enormi profitti e i bonus osceni delle grandi banche. Banche che hanno avuto comportamenti rischiosi che hanno portato alla maggiore crisi finanziaria del dopoguerra e che sono state salvate grazie al denaro pubblico (il TARP, Troubled Asset Relief Program, destinato a risollevare la banche colpite dalla crisi).
Obama parla di una durata minima di dieci anni, di più se necessario, fino a quando “il popolo americano non sarà stato totalmente compensato per l’assistenza straordinaria fornita a Wall Street”.
La finalità non è punitiva, dato che Obama ha sottolineato l’importanza delle banche, “essenziali per il corretto funzionamento dell'economia”.
Il progetto riguarderà soltanto gli istituti più grandi, quelli con asset superiori ai 50 miliardi di dollari. Il 60% della tassa, in base ai calcoli della Casa Bianca, sarà fornita dalle dieci maggiori banche del Paese. Obama calcola in un massimo di circa 117 miliardi di dollari in 12 anni le somme da recuperare, ma probabilmente si tratterà di una somma inferiore.
Le grandi banche, ça va sans dire, sono passate subito all’attacco, sostenendo che la tassa avrà effetti negativi sull’economia, costando fino a 1.000 miliardi di dollari in prestiti perduti.
Il progetto Obama dovrà ora ricevere il via libera dal Congresso.
martedì 19 gennaio 2010
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